Test genomici, ancora poco utilizzati. Una realtà che deve cambiare

14 luglio 2023

Test genomici, ancora poco utilizzati. Una realtà che deve cambiare

Test genomici, ancora poco utilizzati

I test genomici dal 18 maggio 2021, sono rimborsabili in tutta Italia per le pazienti con tumore del seno in fase iniziale responsivo alle terapie ormonali e negativo per HER2. Nel Decreto Ministeriale sono dettagliate le modalità e i requisiti necessari per accedere al fondo specifico stanziato, 20 milioni di euro, per il rimborso. Nel 2022 si stima che ne sia stato utilizzato solo la metà.

 

«Abbiamo seguito passo dopo passo i tavoli di lavoro che hanno portato alla stesura e approvazione del DM sui test genomici e ci siamo impegnate mettendo a punto diverse iniziative, verso i luoghi di cura, verso le pazienti e verso le amministrazioni locali- dichiara Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia – È basilare, infatti, che in caso di tumore al seno, tutte le donne ne siano a conoscenza e che chi ha le caratteristiche stabilite nel DM, ne possa usufruire, cosa che purtroppo ad oggi non accade. Ma è una realtà che deve cambiare: nessuna donna deve essere costretta a rinunciare al test genomico se rientra nei canoni previsti, perché vive nella Regione sbagliata o perché la burocrazia ne ostacola o rallenta l’assegnazione».

Rendere operativo e accessibile come LEA il test genomico nei Centri di Senologia

«Le ipotesi di questo sottoutilizzo sono diverse – sottolinea Corrado Tinterri, Docente di Humanitas University di Rozzano, Milano e Direttore Breast Unit Humanitas e Direttore scientifico CTS Europa Donna Italia – probabilmente in origine si stimava un utilizzo in un maggior numero di casi clinici, ma credo che la causa maggiore sia stato il ritardo di implementazione regionale.

Resta critico il rimborso extraregionale per le pazienti migrate in altre Regioni per farsi curare. Rimborso contemplato nel Decreto ma che spesso non avviene. Tutto ciò rende molto difficoltoso usufruirne a scapito delle donne ammalate che non trovano nelle regioni di origine una Rete delle Breast Unit efficace e rispondente a questa esigenza. Credo che rendere operativo e accessibile come LEA il test genomico nei Centri di Senologia in tutte le Regioni italiane, potrebbe garantire equità di cura a tutte le donne italiane che si ammalano di tumore al seno».

Il Decreto permette di proporre il test genomico a una popolazione di donne molto ampia

Test genomici possono migliorare la qualità della vita di molte pazienti

«Il Decreto Ministeriale dà la possibilità di proporre il test genomico a una popolazione di donne molto ampia – chiarisce Lucia Del Mastro, Professore ordinario e Direttore Clinica di Oncologia Medica dell’Ospedale Policlinico San Martino IRCCS, Università di Genova Nella pratica clinica però noi oncologi ne prescriviamo meno perché in certi casi le caratteristiche anatomo-patologiche del tumore ci aiutano a capire di per sé senza l’aiuto del test se indirizzare o meno la donna alla chemioterapia.

Sicuramente, poi, va considerata la burocrazia che quanto meno nella fase iniziale di applicazione del DM ha reso più indaginosa la prescrizione dei test. In Liguria nel 2022, come in molte altre regioni italiane, la percentuale di donne sottoposte al test è stata più bassa rispetto al previsto. Tuttavia, i dati dei primi 6 mesi del 2023 hanno visto un raddoppio dell’utilizzo rispetto all’anno precedente, confermando il superamento degli ostacoli burocratici».

I numeri dicono che qualcosa anche ora non va in alcune Regioni

«La media nazionale nel primo semestre 2023 è del 58%” – interviene Francesco Cognetti, Presidente della ConFederazione Oncologi Cardiologi Ematologi (FOCE)Ma ci sono Regioni che hanno performato molto bene, come la Lombardia con il 77% di test genomici effettuati, il Lazio con il 92% e per contro, altre con numeri deprimenti, come la Calabria con l’1%, il Piemonte, 14%, la Puglia col 33%.

Di fronte a questi dati, posso solo fare una riflessione: penso ci sia un problema di consapevolezza anche tra i medici specialisti soprattutto oncologi e penso che le Società scientifiche dovrebbero avviare ed implementare iniziative informative ed educative verso i propri associati al fine di migliorare questo gap perché bisogna porre molta attenzione a questi che sono bisogni primari per tante donne».

L’utilizzo dei test genomici è coerente con quanto sancito nell’ambito della medicina difensiva

«Abbiamo dati solidi a fronte di studi randomizzanti validati, sono inclusi nelle linee guida internazionali e sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale – dice Valentina Guarneri, Professore Ordinario di Oncologia Medica e Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Università di PadovaCerto, non sostituiscono l’esame istologico e neppure la corretta diagnosi, ma rappresentano un’informazione aggiuntiva, fondamentale per la donna perché le può permettere di evitare la chemioterapia, e di tutela per l’oncologo.

Un altro aspetto importante è che per la prescrizione dei test genomici è necessaria la discussione nell’ambito del team multidisciplinare e anche questo è una garanzia per il medico e per la paziente».

Il passo successivo?

«Sarà l’inserimento dei test genomici nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza” – conclude CognettiIl parere positivo di FOCE è stato recepito e si spera che il documento finale sia approvato entro la fine dell’anno. Il provvedimento rappresenterebbe un ulteriore strumento oltre a quelli già menzionati, per potenziare l’utilizzo dei test genomici nelle donne che ne hanno diritto e che se ne possono giovare».

Foto: Unsplash