19 maggio 2023
Salute mentale, cosa direbbe oggi Basaglia?

Siamo stati i primi 45 anni fa a smantellare gli istituti psichiatrici, a riconoscere alle persone con fragilità psichica lo status di “persone” con diritti e dignità. Era il 1978 quando l’Italia con la Legge Basaglia ha scritto una pagina unica e ha cambiato la storia. Abbiamo aperto i manicomi ma non le coscienze. Perché la medicina ha corso e la società è andata a piccoli passi.
«Oggi è arrivato il momento di chiedersi cosa direbbe e cosa farebbe Basaglia davanti alle nuove fragilità psichiche e al nuovo disagio mentale soprattutto dei nostri giovani. Perché da quel 1978 la psichiatria è profondamente cambiata, abbiamo nuovi strumenti terapeutici, abbiamo una nuova considerazione della salute mentale ma abbiamo anche nuove sfide e nuovi problemi da affrontare». Sembra un accorato appello a non lasciare indietro i nostri giovani quello che fa Alberto Siracusano, Professore Ordinario di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata e Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla Salute mentale del Ministero della Salute, dal palco di “Principi Attivi”.
«La salute mentale è un diritto costituzionale di tutti i cittadini. È un equilibrio psicofisico che consente alla persona di autodeterminarsi, autogestirsi, di avere delle relazioni e di poter affrontare la vita. Equilibrio che viene compromesso non solo nel caso di gravi condizioni mentali ma anche a seguito di disturbi quali le fobie o la depressione, che riguardano – da sole – circa il 30% degli italiani. Eppure, di malattia mentale si parla ancora poco e in maniera spesso inadeguata. Allora, per proseguire il percorso iniziato da Basaglia la nostra Società ha bisogno di una rivoluzione culturale sulla salute mentale: la cultura e l’informazione possono diventare prevenzione» ha aggiunto Siracusano.
La salute mentale deve essere una priorità

Sì, perché a 45 anni da quel 1978 è tempo di bilanci ma anche di progetti. Ed è quello che hanno fatto esperti e politici in occasione di “Principi Attivi”, il primo appuntamento di un ciclo di eventi promossi da Boehringer Ingelheim Italia per affrontare alcune tra le priorità più impellenti di Salute Pubblica, a partire dai fondamenti legislativi fino all’impatto sui pazienti, le famiglie e la società. E in cima alla lista delle priorità non poteva non esserci proprio la salute mentale.
«Attraverso il format “Principi Attivi”, vogliamo parlare di alcune tra le più urgenti sfide sanitarie, per incentivare un dibattito che metta a confronto prospettive ed esperienze diverse. Inauguriamo questo ciclo di eventi con un tema complesso come la gestione della malattia mentale. La Legge Basaglia ha restituito dignità e diritti alle persone con fragilità mentali, ma a 45 anni dalla sua approvazione sono ancora tante le sfide aperte: dalla solitudine dei pazienti e delle loro famiglie, al sempre più forte bisogno di una presa in carico e di risposte terapeutiche efficaci» ha dichiarato in apertura dell’evento Morena Sangiovanni, Presidente del Gruppo Boehringer Ingelheim Italia.
Tanta strada è stata fatta e tanta è ancora da fare
«Il principio fondamentale è che la sanità deve considerare la Persona nella sua integralità. Per anni ci siamo concentrati sulla malattia fisica, tralasciando tutto quello che riguarda la sfera della salute mentale. Questo ci pone di fronte anche ad una questione impellente di welfare, perché l’accoglienza è in larga misura affidata alle famiglie che hanno bisogno supporto e assistenza sistematica. Il terzo settore, in questo momento, è importante punto di riferimento ma non è abbastanza e siamo chiamati a lavorare per colmare questo divario» ha detto l’on. Maurizio Lupi, componente della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
«La legge Basaglia continua a interrogarci. Per la sua innovatività, che non ha eguali nel mondo e che richiede un cambiamento sociale ancora in atto perché si arrivi all’accettazione sociale della malattia mentale. Per il fatto che esige un insieme di azioni necessarie a rispondere alle esigenze delle famiglie, a partire dalla costruzione di una rete capillare di supporto e assistenza. E, infine, perché dimostra che le persone con malattia mentale possono a tutti gli effetti essere parte attiva della comunità ma perché questo avvenga servono le condizioni e gli strumenti adatti a gestire adeguatamente le diverse forme del disagio mentale. E’ una questione fondamentale e un diritto inalienabile dell’individuo» ha aggiunto la sen. Sandra Zampa Componente della X Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale del Senato della Repubblica.
Il problema resta la presa in carico

Sul fronte della ricerca e dello sviluppo di nuove terapie, si sta investendo molto sulla salute mentale ma resta imprescindibile la necessità di un sistema di presa in carico efficace, raggiungibile attraverso la costruzione di una rete tra interlocutori diversi e complementari. Bisogna lavorare sulle reti di assistenza e su servizi che riescano a garantire la presa in carico dei pazienti e quindi un supporto concreto per le famiglie.
Lo sa bene Antonio Gallo, responsabile del Servizio Disagio Mentale della Comunità di Sant’Egidio: «Abbiamo la necessità di riavvicinare le persone ai luoghi di cura e ricostruire la prossimità dei servizi assistenziali. Purtroppo la carenza di personale dedicato resta un problema che rende ancora più complicato l’accesso ai percorsi di presa in carico. Un altro problema è quello della paura, non solo in termini di stigma verso i malati ma soprattutto “dei” malati che temono di non essere in grado di affrontare la comunità e per questo si rifugiano nelle famiglie. La cosa straordinaria è che, a partire dalla legge Basaglia, l’Italia è riuscita a creare i percorsi per affrontare il problema ma ancora manca una rete che consenta di fare sistema in maniera efficace».
Un lavoro, quello sui servizi di assistenza e cura dei pazienti psichiatrici, che quindi deve sapere accogliere i cambiamenti della società e rispondere a bisogni nuovo che ne derivano. «La legge Basaglia ha sancito un nuovo inizio perché ha consentito di rimisurare le differenze e prenderci cura dei bisogni dei malati garantendo l’assistenza e la dignità della persona. Ed è una legge attuale perché ha aperto una strada sulla quale non si può né si vuole tornare indietro. Ma dobbiamo essere pronti a cogliere le sfide del mondo che cambia senza ignorare le nuove maschere del disagio mentale. Penso soprattutto ai giovani, alla solitudine in cui prende forma la sofferenza psicologica e a come sia necessario ripensare i servizi di supporto per poter intervenire tempestivamente» ha aggiunto Giulio Corrivetti, Vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria.
La salute mentale richiede un approccio ‘coraggioso’
La Ricerca farmacologica ha permesso di fare enormi passi in avanti. Perché anche le molecole sono state pensate ‘a misura’ di persona. Una Ricerca che non si è mai fermata e che richiede grandi investimenti ma anche un grande ‘coraggio’ perché, per la sua natura così particolare è inevitabilmente destinata in gran parte a non vedere la luce. Ma è uno sforzo che deve essere fatto.
«Ad oggi sono in sviluppo 1600 farmaci e il 70% delle terapie digitali per la salute mentale. Questi dati dimostrano l’impegno della ricerca dell’industria farmaceutica in questo ambito. Al fine di renderlo ancora più efficace servono nuovi modelli di presa in carico più aderenti alle necessità delle persone e dei loro caregiver. Per questo è fondamentale lavorare in sinergia, unendo gli sforzi di industria, Istituzioni ed enti pubblici, perché la partnership è lo strumento più efficace per vincere le sfide e trovare soluzioni concrete» ha spiegato Carlo Riccini, Vicedirettore Generale e Direttore del Centro Studi Farmindustria.
Foto: Unsplash e Pexels