Pronto Soccorso Pediatrico, la realtà virtuale riduce ansia e dolore

24 giugno 2023

Pronto Soccorso Pediatrico, la realtà virtuale riduce ansia e dolore

Pronto Soccorso Pediatrico, la realtà virtuale vince ansia e dolore

Per un bambino andare al Pronto Soccorso è spesso una esperienza traumatica. Lacrime, urla, paura e ansia non aiutano i medici a intervenire. E cercare di rassicurarli e distrarli non è semplice. Fino ad ora. La ‘magia’ è quella di far indossare ai piccoli pazienti un visore da realtà virtuale durante un trattamento o una procedura invasiva.

I pediatri del Pronto Soccorso Pediatrico del Policlinico Gemelli hanno osservato che ‘somministrando’ a un bambino la realtà virtuale sotto forma di giochi o storie interattive, si riescono, ad esempio, a mettere dei punti senza che il piccolo avverta dolore o si stressi.

L’ansia spesso si manifesta con il rifiuto a eseguire visite e procedure necessarie

Pronto Soccorso Pediatrico, la realtà virtuale vince ansia e dolore
da sinstra Korn e Chiaretti

«L’ansia dei bambini, in Pronto Soccorso – spiega David Korn, Dirigente Medico di I livello, Pronto Soccorso Pediatrico e Responsabile dei Progetti di Digital Health per la Salute della Donna e del Bambino, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – può essere causata da molti fattori, tra cui il dolore e la paura per la procedura e spesso si manifesta con pianto, aggressività o il rifiuto a eseguire visite e procedure diagnostiche o terapeutiche necessarie.

Questi comportamenti possono essere difficili da gestire, sia per i genitori, che per il personale sanitario. Il personale medico e infermieristico è abituato ad affrontare tali situazioni; ma oggi, attraverso l’utilizzo di tecniche innovative come la realtà virtuale, è possibile ridurre per il tempo necessario, attraverso il gioco, lo stress e l’ansia dei piccoli pazienti».

«Abbiamo osservato – prosegue Korn – che i bambini durante una procedura, per esempio rimozione di un corpo estraneo, punti di sutura, prelievo venoso e arterioso, non ritraggono la mano per il dolore; non è dunque necessario tenerli bloccati, perché con il visore indosso, sono del tutto distratti e tranquilli; i genitori si tranquillizzano a loro volta e contribuiscono a non alimentare un clima di ansia. E i vantaggi si estendono anche a medici e infermieri, perché un ambiente tranquillo riduce di molto il loro burnout».

La metodica offre grandi vantaggi: riduzione dello stress parentale e personale e un risparmio di tempo e risorse

«Nel nostro Pronto Soccorso Pediatrico – ricorda Antonio Chiaretti, Direttore del Pronto Soccorso Pediatrico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, docente di Pediatria Università Cattolica, campus di Romastiamo utilizzando, in collaborazione con Cyril Sahyoun, Urgences Pediatriques – Hôpitaux Universitaires de Genève, HUG, la realtà virtuale completamente immersiva, grazie a un visore donato dalla Onlus Lollo 10, che opera attivamente all’interno del nostro Policlinico.

In pratica, al momento dell’esecuzione di una procedura dolorosa, facciamo indossare al bambino un visore in grado di creare un’esperienza immersiva e interattiva, creando ambienti e situazioni rassicuranti, che lo distraggono dall’ambiente che lo circonda. Tale sperimentazione ci permette di eseguire tutta una serie di procedure dolorose o invasive come esami radiografici e specialistici nei bambini che accedono al nostro pronto soccorso, senza ricorrere all’uso di farmaci o sedativi per tranquillizzarli».

«Ovviamente, tale metodica – conclude Chiaretti –offre molteplici vantaggi, sia in termini di stress parentale e personale, che in termini di risparmio di tempo e di risorse, abbattendo in maniera significativa i tempi di permanenza e di esecuzione di tali procedure nel nostro Pronto Soccorso.

I primi risultati sono davvero sorprendenti, perché i bambini, quando iniziano a giocare e a interagire con il visore, si estraniano completamente dal mondo esterno; questo permette loro anche di rimuovere l’esperienza traumatica legata alla permanenza in Pronto Soccorso e agli operatori sanitari di lavorare senza alcun tipo di stress».

Foto: Unsplash, Policlinico A.Gemelli