14 aprile 2023
Parkinson, grazie alla ricerca diagnosi sempre più precoci

Una importante ricerca, pubblicata su The Lancet Neurology, presenta i risultati di una tecnica, nota come αSyn-SAA, che identifica l’accumulo di depositi proteici anomali legati alla malattia di Parkinson. La scoperta potrebbe portare a diagnosi sempre più precoci e svolgere un ruolo chiave nella diagnosi clinica e nella caratterizzazione della malattia.
Precedenti studi hanno dimostrato che l’αSyn-SAA è in grado di distinguere chiaramente gli individui con malattia di Parkinson e le persone prive di tale patologia Nessuna ricerca, però, ha incluso una gamma così ampia di partecipanti.
«Riconoscere l’eterogeneità della patologia di base tra i pazienti con malattia di Parkinson è stata una sfida importante. L’identificazione di un biomarcatore efficace potrebbe avere profonde implicazioni. Rendendo potenzialmente possibile diagnosi sempre più precoci, l’identificazione dei migliori trattamenti per i pazienti e l’accelerazione degli studi clinici» spiega Andrew Siderowf, dell’University of Pennsylvania University Perelman School of Medicine e coautore dello studio.
La perdita dell'olfatto, un segnale da non trascurare

«I nostri risultati indicano che la tecnica αSyn-SAA è altamente accurata nel rilevare il biomarcatore della malattia di Parkinson indipendentemente dalle caratteristiche cliniche. L’α-sinucleina mal ripiegata è rilevabile prima che il danno nel cervello venga individuato dalla diagnostica per immagini. Questo suggerisce una diffusione ubiquitaria di queste proteine mal ripiegate prima che si verifichi un danno neuronale sostanziale», aggiunge il coautore dello studio, Luis Concha, Director of Research and Development ad Amprion.
«Sebbene la perdita dell’olfatto sembra essere un forte predittore della malattia di Parkinson, è importante notare che questo studio ha identificato individui con risultati positivi all’αSyn-SAA, ma che non lo avevano ancora perso. Indicando che la patologia può essere presente anche prima di una perdita misurabile dell’olfatto. Un elemento importante per diagnosi sempre più precoci. Il nostro studio ha esaminato, però, i pazienti solo in un determinato momento. Sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire come il senso dell’olfatto dei pazienti possa cambiare nel tempo e come questo sia correlato all’accumulo di aggregati di a-sinucleina nel cervello» afferma l’autrice dello studio, Tanya Simuni della Northwestern University.
Lo studio pubblicato su The Lancet Neurology
I risultati delle analisi condotte dai ricercatori confermano che l’αSyn-SAA identifica le persone con malattia di Parkinson con risultati positivi nell’88 per cento di tutti i partecipanti. Nei casi senza causa genetica nota la percentuale sale al 93 per cento.
La maggior parte dei partecipanti prodromici ha avuto risultati positivi all’αSyn-SAA nonostante non fosse ancora stata diagnosticata loro la malattia di Parkinson. Tra le persone reclutate in base alla perdita dell’olfatto e con disturbo del comportamento del sonno le percentuali sono state rispettivamente dell’89 e dell’85 per cento dei casi. Nessun’altra caratteristica clinica è stata associata a un risultato positivo di αSyn-SAA.
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