Oblio oncologico e adozione, tra stigma e diritti dei minori

15 marzo 2023

Oblio oncologico e adozione, tra stigma e diritti dei minori

Una persona che si è lasciata alle spalle un tumore, che dopo molti anni può definirsi ‘guarita’ è giusto che possa adottare un bambino? Dove finisce il suo ‘diritto all’oblio’ e inizia il ‘diritto al futuro’ del minore’ ? L’interrogativo è stato al centro di un’audizione dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti che si è tenuta al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro in merito alla proposta di legge del Cnel per introdurre, anche in Italia, l’oblio oncologico.

Nel nostro Paese sono 3,6 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di cancro. Di questi, il 27% – circa 1 milione – può essere considerato guarito. Molti di loro subiscono, hanno subito o subiranno ingiustamente discriminazioni legate alla malattia. Chiedere un mutuo, un prestito, stipulare un’assicurazione o adottare un figlio può essere per loro davvero difficile se non  impossibile. Contrarre un mutuo e adottare un bambino non sono evidentemente la stessa cosa

Chi ha avuto un cancro può adottare un bambino?

oblio oncologico
oblio oncologico
Carla Garlatti

«Non esiste ad oggi alcun divieto di adottare nei confronti di persone che hanno alle spalle esperienze di malattie tumorali. Va fatto un accertamento caso per caso, che coinvolge numerosi fattori e che è giustificato dalla responsabilità di scegliere il futuro per un bambino che ha un trascorso di abbandono e sofferenza» ha detto Carla Garlatti.

Bisogna uscire da una visione adultocentrica

« Per un adeguato bilanciamento tra i diritti dei potenziali futuri genitori e quelli dei bambini e ragazzi serve cautela, soprattutto superando ogni visione adultocentrica. Occorre che la considerazione dell’interesse superiore del minorenne sia preminente, per cui a mio avviso è meglio evitare ogni automatismo anche perché va considerato che la prognosi di recidiva varia a seconda del tipo di tumore e che in questo campo la scienza sta facendo progressi importanti. Quello che bisogna domandarsi è se nel caso concreto le possibilità di riammalarsi sono sovrapponibili a quelle che ha chi non si è mai ammalato: se la risposta è sì non può esserci alcun impedimento».

Chi ha superato un cancro ha mostrato di saper affrontare le difficoltà

oblio oncologico

«Il problema fondamentale semmai è il pregiudizio, se non lo stigma, spesso riservato a chi è guarito dal cancro. Talora l’aver superato una prova così difficile testimonia la capacità di una coppia di saper affrontare un percorso impegnativo come può essere quello dell’adozione. Occorre allora un cambio culturale: servono più campagne di sensibilizzazione e più formazione per i professionisti coinvolti nelle valutazioni in tema di adozione. L’oblio oncologico rappresenta un segno di civiltà sotto molti punti di vista, a patto che si delinei un confine tra il rispetto dei diritti del futuro genitore e quelli del bambino in adozione» ha concluso l’Autorità garante.

L'oblio oncologico in cosa consiste?

L’iniziativa del Cnel si inserisce nella cornice delineata da una risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 in materia di tutela dei consumatori, che ha chiesto il riconoscimento del diritto all’oblio, entro il 2025, per tutti i pazienti europei dopo dieci anni dalla fine del trattamento e fino a cinque anni se la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età.

 

 

Francia, Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo hanno già emanato la legge per il Diritto all’Oblio oncologico, per garantire a queste persone il diritto a non dichiarare informazioni sulla propria malattia. Per questo Fondazione AIOM e  molte altre Associazioni hanno lanciato la campagna  “Io non sono il mio tumore”, per raccogliere firme e per richiedere all’Italia di adeguarsi garantendo il rispetto dei diritti degli ex-pazienti.

Foto: Pexels