11 settembre 2023
Malattie reumatologiche, disturbi del sonno collegati a dolore e infiammazione

Qualità del sonno, infiammazione e dolore cronico all’apparato muscolo-scheletrico sono strettamente interconnessi.
Chi soffre di patologie infiammatorie croniche, tra cui l’artrite reumatoide, presenta più spesso disturbi della sfera del sonno. Questo provoca uno stato pro-infiammatorio che favorisce lo sviluppo di dolore cronico muscolo-scheletrico. Un circolo vizioso che ha trovato numerosi riscontri in recenti studi scientifici.
Una scarsa quantità e qualità del sonno amplifica l’infiammazione e il dolore

«Nella gestione delle malattie reumatologiche – sottolinea Serena Bugatti, del Comitato Scientifico della Fondazione Italiana per la Ricerca sull’Artrite e professore Associato di Reumatologia Università degli Studi di Pavia – occorre tenere conto anche di questo aspetto importante. Non solo per il benessere dei pazienti ma anche per il trattamento della malattia.
Le variazioni della durata e dell’architettura del sonno determinano l’aumento di produzione di cortisolo, noradrenalina e adrenalina che vanno a ‘allertare’ le cellule immunitarie. A sua volta, la scarsa quantità e qualità del sonno amplifica l’infiammazione e il dolore, generando così un circolo vizioso. Viceversa, una buona qualità del sonno è influenzata da vari fattori, tra cui una bassa ‘soglia’ di infiammazione».
Dormire significa aiutare il recupero notturno e predisporre l’organismo alle attività quotidiane

L’organismo regola, nel corso delle cicliche fasi del sonno non-REM e REM, la produzione di citochine infiammatorie e dell’attività del sistema nervoso simpatico. La funzione è quella di aiutare il recupero notturno e predisporre l’organismo alle attività quotidiane.
Un cambiamento del sonno, nel medio-lungo periodo, è in grado però di ‘rimodellare’ le vie del dolore, inducendo uno stato di sensibilizzazione del sistema nervoso centrale con sviluppo di dolore cronico. Inoltre la produzione cronica di citochine pro-infiammatorie riduce la durata della fase non-REM, aumenta la ‘frammentazione’ del sonno e induce uno stato di eccitazione.
La gestione della malattia non può prescindere anche dall’analisi della qualità del sonno

Nonostante molti dei farmaci utilizzati nel trattamento delle artriti siano in grado, attraverso il controllo dell’infiammazione, di migliorare la qualità del sonno, la cronicizzazione dei processi immunitari può essere responsabile non solo del dolore cronico ma anche di uno stato di sonno non sufficientemente ristoratore.
«Grazie alle ultime ricerche – spiega Serena Bugatti – abbiamo capito chiaramente che qualità del sonno, infiammazione e dolore sono fenomeni strettamente interconnessi, in grado di influenzarsi reciprocamente. Nonostante gli enormi progressi nella cura farmacologica delle patologie infiammatorie muscolo-scheletriche, una gestione ottimale non può prescindere da valutazioni complessive sullo stato di salute, che includano un’attenta analisi anche della qualità del sonno».
Nuove sfide per la Ricerca
«Non esistono ancora approcci terapeutici standardizzati in grado di interrompere questo circolo vizioso – conclude Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo – La ricerca scientifica, sia di tipo neuro-immuno-biologico di base che di tipo clinico, è molto attiva anche in questo ambito per cercare di definire con maggior precisione le relazioni causa-effetto tra disturbi del sonno, attività di malattia e dolore nelle artriti infiammatorie croniche. Nonché per identificare gli approcci terapeutici più adeguati, sia di tipo farmacologico sia cognitivo-comportamentale, in grado di migliorare lo stato di salute complessivo dei pazienti.
Questa ulteriore sfida sottolinea ancora una volta come gli esiti della ricerca consentano di comprendere sempre più approfonditamente i meccanismi delle malattie e spingano sempre più in là gli obiettivi di cura».
Foto: Unsplash