2 luglio 2023
Interferenti endocrini, allarme della SIE. Occorre ampliare la lista delle sostanze bandite

Sono più di 1000 le sostanze potenzialmente pericolose che vengono liberate nell’ambiente. Molte di queste – presenti in tre prodotti su quattro, dai pannolini alle vernici, dai prodotti per la pulizia agli adesivi – sono interferenti endocrini. Composti che alterano il funzionamento del sistema endocrino e gli equilibri ormonali. Con ripercussioni gravi per la salute di adulti e bambini come malformazioni congenite, disturbi dello sviluppo neurologico o della riproduzione, tumori, diabete e obesità. Non solo. Ogni secondo e mezzo l’industria sviluppa un nuovo composto chimico. L’Unione Europea, a partire dal 2010, ha messo al bando circa 2mila sostanze. Ma non basta.
Bisogna aggiornare il regolamento europeo n. 1907/2006 REACH

La Società Italiana di Endocrinologia ha sottoscritto la petizione dell’European Society of Endocrinology che, in una lettera indirizzata alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, chiede di aggiornare, prima che decadano i mandati dell’attuale Parlamento Europeo e della Commissione, il regolamento europeo n. 1907/2006 REACH, Restriction, Evaluation, and Authorisation of Chemicals, concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche.
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Ritardare la revisione determina il persistere di elevati livelli di esposizione
«É fondamentale che la revisione sia adottata nell’ambito dell’attuale mandato politico della Commissione europea e del Parlamento europeo. Ritardare ulteriormente la revisione del REACH determinerà il persistere di un elevato livello di esposizione della popolazione ai cosiddetti interferenti endocrini, cioè sostanze chimiche capaci di alterare la funzione del sistema endocrino, con conseguenze più gravi in particolar modo per i soggetti più vulnerabili, come donne in gravidanza e bambini» spiegano Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Gianluca Aimaretti, presidente eletto SIE.
«Queste sostanze chimiche, che includono per esempio bisfenoli, ftalati e perfluoroalchiliche (PFAS) e si trovano in numerosissimi oggetti di uso comune fra cui imballaggi, bottiglie di plastica e giocattoli, sono pervasive e comportano gravi conseguenze avverse sul sistema endocrino. Le donne incinte e i bambini sono particolarmente sensibili agli effetti delle interferenze sul sistema endocrino, perciò agire ora significa prevenire danni alle generazioni attuali e future.
Come ricorda il testo della petizione – continuano Colao e Aimaretti – ulteriori ritardi nella revisione del regolamento REACH avrebbero conseguenze sanitarie durature anche in futuro. Oltre alla perdita di vite umane e animali, gli interferenti endocrini sono anche legati a notevoli costi economici sostenuti dai cittadini dell’Unione: stime prudenti hanno collegato le esposizioni delle sostanze a circa 157 miliardi di euro di spese sanitarie effettive e della perdita di potenziale di guadagno».
I cittadini europei hanno già iniziato a prendere coscienza della pericolosità di queste sostanze
Secondo un sondaggio condotto dalla Commissione Europea nel 2020, l’84 per cento dei cittadini è preoccupato per l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche e il 90 per cento per l’impatto sull’ambiente. Non tutti gli effetti negativi degli interferenti endocrini sono stati studiati, per questo gli endocrinologi chiedono che sia potenziata la ricerca. Soprattutto per quanto riguarda le soglie di pericolosità e le conseguenze dell’esposizione a ‘cocktail’ di prodotti chimici diversi, anche in quantità sotto soglia.
«Lo scorso anno è stato pubblicato su ‘Science’ lo studio EDC-MIxRisk, finanziato dall’Unione Europea – spiegano Colao e Aimaretti – a cui hanno partecipato per l’Italia l’Istituto Europeo di Oncologia, lo Human Technopole e l’Università di Milano. I ricercatori hanno dimostrato che l’esposizione in gravidanza a mix di interferenti endocrini, ciascuno dei quali anche sotto soglia, aumenta fino al 54% il rischio di deficit neurologico nei nascituri provocando un ritardo nel linguaggio. I dati confermano l’importanza di conoscere meglio gli effetti di queste sostanze chimiche sulla salute, di cui per esempio non sappiamo quasi nulla in merito alle conseguenze sul sistema surrenale».
Le sostanze che interferiscono con il sistema endocrino finora sono 66
«L’Europa ha un regolamento – proseguono gli esperti della SIE – molto avanzato e per esempio per il bisfenolo A sono già stati previsti adeguati divieti per l’impiego in molti prodotti: l’auspicio è che si arrivi presto a qualcosa di simile anche per interferenti endocrini di cui sono già noti i rischi, come gli ftalati o le varie sostanze con effetto antiestrogenico o antiandrogenico. Le sostanze che, secondo una classificazione prodotta dall’Unione Europea, certamente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata: è fondamentale aumentare le conoscenze e poi agire per tutelare i cittadini».
In arrivo nuove classi di pericolo per gli interferenti endocrini
La Commissione europea a settembre 2022, ha avviato una consultazione pubblica su un progetto di legge che introdurrebbe nuove classi di pericolo nell’ambito della revisione di un altro regolamento (CE), il n. 1272/2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e miscele. In questo modo, verrebbero aggiunti criteri e classi di pericolo per gli interferenti endocrini e le sostanze persistenti bioaccumulabili e tossiche.
Per i sottoscrittori della petizione, questo atto è sicuramente un primo passo necessario per ridurre l’esposizione delle nuove sostanze, dal momento che le scoperte e le innovazioni nel settore industriale proseguono.
«L’auspicio è che si prosegua sulla strada tracciata dalla Commissione con la “Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili” di ottobre 2020, in cui si fa riferimento a una produzione, sin dalla fase di progettazione, sostenibile e sicura sia per la salute umana sia per l’ambiente» concludono Colao e Aimaretti.
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