Gli abusi sui minori lasciano il segno nel DNA

30 maggio 2023

Gli abusi sui minori lasciano il segno nel DNA

abusi sui minori

Se c’è qualcosa che davvero è difficile anche solo immaginare è far male ad un bambino. Eppure i numeri parlano chiaro: il fenomeno degli abusi sui minori non solo è costante ma accompagnerà quei bimbi per tutta la vita.

Sì, perché i minori abusati diventeranno adulti che non soltanto vivono peggio ma invecchiano prima. La violenza su bimbi e adolescenti va oltre gli già insopportabili lividi, escoriazioni e paure e si imprime sul corpo, fino a condizionare l’espressione del Dna e la salute futura delle vittime di abusi.

Aiutare i pediatri ad intercettare i segnali

abusi sui minoriGli abusi sui minori e le conseguenze che ne derivano nel breve e nel lungo termine rappresentano un rilevante problema di salute pubblica, perché segnano profondamente i bambini e i ragazzi che ne sono vittime e, se non gestiti correttamente, possono determinare lo sviluppo di problemi che andranno a minare in molti modi la vita da adulti. Per questo Menarini rilancia “Facing Abuse 2.0. Emersione e comunicazione negli abusi infantili e adolescenziali”, il progetto di corsi formativi, realizzato con il patrocinio della Società Italiana di Pediatria (SIP) e della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), rivolto ai pediatri, per aiutarli a intercettare i segnali di maltrattamento e a riconoscere le conseguenze che ne possono derivare da adulti. 

Il trauma lascia il segno nel DNA

abusi sui minori

La conferma che i maltrattamenti subiti fanno invecchiare prima arriva da uno studio, pubblicato di recente sul “British Journal of Psychiatry”. Si tratta di una analisi retrospettiva, la più ampia mai realizzata, condotta dall’Università di Glasgow e dall’Università di Hong Kong, su un campione di ben 141.748 individui, di età compresa fra i 37 e i 73 anni.

I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di rispondere se avevano subito abusi da bambini, la tipologia e la frequenza degli episodi, per poi sottoporli a un test sulla lunghezza dei telomeri, nuclei proteici posti come “tappi” protettivi all’estremità dei cromosomi.

 

Tali porzioni del Dna si restringono con il passare dell’età e anche a causa di stress estremi e per questo sono considerati indicatori di invecchiamento biologico. I risultati dello studio hanno dimostrato che gli adulti esposti da bambini a tre episodi o più tipi di maltrattamento (fisico, sessuale ed emotivo), mostravano una più ridotta lunghezza dei telomeri, rispetto a chi non aveva subito nessuna violenza o un solo episodio, evidenziando inoltre una riduzione maggiore per i casi che avevano sofferto la combinazione di abusi fisici e sessuali.

I danni non sono solo psichici

«Oggi si parla delle conseguenze degli abusi sui minori non solo in termini di danni psichici e di un maggior rischio di perpetrare da adulti gli stessi abusi subiti da bimbi, ma anche di vere e proprie alterazioni organiche che arrivano fino a condizionare le espressioni del Dna» sottolinea Pietro Ferrara, coordinatore del corso, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti e professore di Pediatria presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma.

«Come dimostra lo studio inglese – commenta Ferrara -, i minori abusati diventeranno adulti che non solo vivono peggio ma invecchiano prima perché lo stress e le modificazioni biochimiche, scatenate dalle violenze subite, determinano una erosione dei telomeri, cioè di quella parte del Dna che decide quanto dobbiamo vivere, influenzando le condizioni di salute da adulti. Alcuni recenti studi ci dicono persino che lo stress continuo e ripetuto delle bambine vittime di più abusi sessuali può determinare in età adulta una maggiore incidenza di tumori, con un rischio due volte più alto». 

Le vittime hanno una maggiore incidenza di tumori

A metterlo in luce è una ricerca pubblicata su “BioMed Central Cancer”, condotta dalla Public Health Agency of Canada, su un campione di 21.915 individui, ai quali i ricercatori hanno chiesto se gli era stato diagnosticato un cancro. Dai risultati, è emerso che le donne che avevano riferito una diagnosi di tumore erano il 9,6%, mentre gli uomini erano il 6% e che tali percentuali salivano al 18,4% nelle donne vittime di frequenti episodi di abuso fisico, mentre aumentavano lievemente al 6,4% per gli uomini con la stessa storia alle spalle di maltrattamenti.

Diffondere le conoscenze per aiutare le vittime

«In questo quadro il progetto dei corsi formativi – dichiara Ferrara – assume un’importanza significativa, orientata alla tutela della salute pubblica, perché attraverso la diffusione e la formazione delle conoscenze sui temi dell’abuso e del maltrattamento, intendiamo raggiungere l’ambizioso obiettivo di prevenire sia la reiterazione delle violenze che delle malattie che maggiormente possono colpire le vittime una volta divenute adulte».   

 

Dopo l’incontro inaugurale che si è tenuto a Milano, l’iniziativa proseguirà fino a metà dicembre in altre 9 città: Roma, Ascoli, Foggia, Milano, Napoli, Palermo, Pisa, Torino e Trieste.

Foto: Unsplash