20 maggio 2023
Glaucoma, il ladro va fermato con il bisturi

E’ il ladro silenzioso della vista, che agisce indisturbato per anni fino a quando non è troppo tardi. Sì, perché il glaucoma resta a lungo senza diagnosi e in un caso su cinque il danno oculare progredisce così tanto che si può arrivare alla cecità.
Un ladro che, tuttavia, si può e si deve fermare prima che sia troppo tardi. Ma i colliri non bastano, serve una tempestiva terapia chirurgica che nonostante si sia ormai dimostrata efficace viene, in moltissimi casi, scelta come ultima spiaggia. Quando ormai potrebbe essere troppo tardi.
Glaucoma, bisogna puntare su laser e chirurgia mininvasiva

Non hanno dubbi gli esperti riuniti a Roma per il 2° Congresso Nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (S.I.S.O.) e lo dimostra anche uno studio appena pubblicato su Oftalmology che ha mostrato come i pazienti sottoposti a terapia laser abbiano più benefici nel lungo periodo rispetto a quelli trattati con terapia medica.
Nel 70% dei casi gli occhi operati con il laser mantengono la pressione intraoculare nella norma e la progressione del danno visivo avviene nel 20% dei pazienti contro il 27% trattati con i colliri.
La terapia medica resta certamente una delle soluzioni, ma presenta problemi di aderenza per il paziente costretto a mettere ogni giorno un collirio che, alla lunga, può modificare l’occhio e in particolare la congiuntiva rendendo poi più difficile e complessa la chirurgia.
L’invecchiamento gioca un ruolo importante
«Nel glaucoma si ha un incremento della pressione all’interno dell’occhio che dipende dalla degenerazione, legata all’invecchiamento, di una sorta di ‘colino’ intraoculare che regola la quantità di liquido che l’occhio è in grado di drenare. Invecchiando, la funzione di drenaggio di questo ‘colino’ peggiora, il liquido si accumula, la pressione sale e il nervo ottico, che con gli anni di per sé va già incontro a un lento deterioramento, viene pian piano danneggiato: ecco perché il glaucoma diventa più frequente con il passare degli anni e ha un’incidenza doppia dopo i 70 anni» spiega Stefano Gandolfi, direttore Clinica Oculistica Università di Parma e membro del Consiglio direttivo S.I.S.O.
L'intervento non deve essere l'ultima spiaggia

Degli 800.000 italiani con glaucoma, pari a circa il 2% degli over 40, circa 100.000 potrebbero trarre vantaggio da un intervento chirurgico che ‘drena’ via il liquido in eccesso all’interno dell’occhio. Purtroppo gli interventi per glaucoma, tra i quali il più eseguito (la trabeculectomia), si stima siano solo 50.000 ogni anno, soprattutto a causa dei timori dei pazienti per gli effetti collaterali. Oggi si scelgono in media solo dopo 7-10 anni dalla diagnosi anziché come terapia di prima linea sebbene anche le linee guida dell’European Glaucoma Society indichino che in molti pazienti può essere vantaggioso optare per la chirurgia in prima linea al posto dei colliri che, vengono spesso utilizzati male e abbandonati entro pochi mesi dalla prescrizione.
«Questi interventi possono ridurre in maniera significativa il danno sul nervo ottico e la progressione della malattia – continua l’esperto – Il recente studio LiGHT su oltre 600 pazienti, pubblicato su Ophthalmology lo scorso febbraio, ha per esempio dimostrato che nel 70% dei casi gli occhi operati con il laser mantengono una pressione intraoculare nella norma ma soprattutto che la progressione del danno visivo avviene nel 20% dei casi contro il 27% dei pazienti trattati con i colliri. Tutto questo ha portato la European Glaucoma Society ad indicare, nelle ultime linee guida, il trattamento laser come possibile prima scelta terapeutica nei pazienti con glaucoma».
Si può intervenire anche insieme alla cataratta
«L’uso dei colliri è, a torto, ritenuto da molti più ‘semplice’, ma non è così: numerosi studi hanno dimostrato che spesso i pazienti li applicano in maniera scorretta, tanto che si stima che il 30-70% non sia aderente alla terapia e il 50% la abbandoni entro 6 mesi. Il ricorso alla chirurgia potrebbe quindi essere una modalità di trattamento vincente anche perché il 4-8% delle persone con cataratta che ogni anno si sottopone all’intervento di sostituzione del cristallino, ha o svilupperà il glaucoma. Combinare, in chi soffre di glaucoma, all’intervento di cataratta una procedura chirurgica che aumenti la capacità dell’occhio di scaricare la pressione, potrebbe aiutare molto a tenere sotto controllo la malattia, preservando la vista dei pazienti molto a lungo” conclude Gandolfi.
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