31 maggio 2023
Fumo, un fattore di rischio ‘internistico’ tra i più temibili da marcare stretto

Al fumo gli italiani non intendono proprio rinunciare. Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, gli irriducibili sono 12 milioni. Un dato che è iniziato ad aumentare con la pandemia. Più uomini che donne, tra i 25 e i 44 anni. In soli tre anni triplicato il fumo di sigarette a tabacco riscaldato considerato meno dannoso dal 36,6 per cento delle persone. Si è passati dal 1,11 per cento nel 2019 al 3,3 per cento nel 2022. Dati allarmanti se si considera che il fumo è, tra i fattori di rischio modificabili, quello che più impatta sulla salute.
In occasione della Giornata mondiale senza tabacco, la Società Italiana di Medicina Interna spiega, ancora una volta, perché è davvero importante smettere di fumare. A cominciare dai giovanissimi.
Il fumo è un fattore di rischio ‘internistico’ da attenzionare
«Il fumo – spiega Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna – può danneggiare l’organismo in tantissimi modi, portando allo sviluppo non solo di tumori ma aprendo la strada anche a tante patologie croniche. Per questo può essere considerato uno fattore di rischio ‘internistico’, tra i più temibili e dunque da ‘attenzionare’ e marcare stretto.
Tra l’altro i suoi effetti sfavorevoli interessano non solo nei fumatori, ma anche in chi è esposto al loro fumo passivo. Gli effetti del fumo si fanno sentire sull’apparato cardiovascolare, dove contribuiscono all’aumento di aneurismi dell’aorta, cardiopatia ischemica, ictus e arteriopatie periferiche. Sull’apparato respiratorio, dove provocano un aumento di bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, asma e polmoniti.
Importante l’impatto del fumo materno sul sistema riproduttivo con un aumento delle morti fetali, di nati morti e di ritardato concepimento; mentre nell’uomo è un importante fattore di rischio per disfunzione erettile».
Il fumo di tabacco è responsabile di 6 milioni di decessi l’anno nel mondo

Il fumo, per i suoi effetti sul sistema immunitario, è un fattore di rischio importante per infezioni e malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide. Devastante l’impatto delle sigarette sulle persone con diabete, nelle quali aumenta il rischio di nefropatia, perdita della vista, arteriopatia e neuropatia periferica.
Studi recenti indicano che il fumo aumenta il rischio di sviluppare diabete del 30-40 per cento.
«Per non parlare poi dei tumori – spiega Nicola Montano presidente eletto della Società Italiana di Medicina Interna – Il 30 per cento circa di tutti i decessi correlati a neoplasie e fino all’80-90 per cento di quelli per tumore del polmone, è attribuibile al fumo, chiamato in causa direttamente per i tumori di orofaringe, laringe, esofago, polmone, cervice, rene, vescica, pancreas, stomaco e per le leucemie. Accanto a questo vanno aggiunte anche cataratta, parodontopatia, osteoporosi e aumentato rischio di fratture del femore».
Il cervello di adolescenti e giovani è molto più vulnerabile alle conseguenze negative della nicotina
Nei ragazzi l’esposizione alla nicotina sviluppa dipendenza, deficit di attenzione e disturbi dell’umore. Riduce il controllo degli impulsi e può innescare l’impiego di altre sostanze tossiche.
«Non basta lanciare l’allarme – afferma il presidente Sesti – servono anche iniziative concrete e lanciare delle ‘ciambelle di salvataggio’ per aiutare le persone ad abbandonare le sigarette. Servono più centri anti-fumo, in grado di fare un counselling appropriato e instradare i fumatori verso il miglior percorso di cessazione.
I CDC americani mettono in guardia dal fatto che l’uso di ‘e-cig’ può aumentare il rischio di utilizzo di nicotina e altri prodotti di tabacco. Portando addirittura gli ex fumatori a ricadere nella trappola e ritardando la cessazione del fumo tra i fumatori attivi. Nel caso delle e-cig, c’è anche il rischio dell’esposizione all’aerosol ‘passivo’, il cui perimetro di rischio non è ancora stato definito con certezza. Bisogna insomma continuare a fare ricerca per studiare a fondo l’impatto di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato sulla salute».
Il medico deve non solo educare ma accompagnare il paziente a liberarsi dal fumo
«Ogni medico – conclude Paola Andreozzi, Dipartimento di Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I – ha il dovere non solo di educare ma anche di accompagnare ogni paziente all’allontanamento dall’abitudine tabagica. Visto che il fumo è un importante fattore predisponente allo sviluppo delle patologie croniche. Alla ricerca di soluzioni alternative al fumo negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dell’utilizzo di sigarette elettroniche/Heat not Burn (HnB, prodotti a tabacco riscaldato), a volte addirittura consigliati dal personale sanitario, senza conoscere a fondo l’impatto sulla salute.
È invece essenziale avere una conoscenza approfondita di queste condizioni, della loro gestione a lungo termine e dei farmaci che possono essere utilizzati per prendere le distanze dalle sigarette. Molti di questi pazienti hanno anche comorbilità che complicano ulteriormente la loro cura».
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