Dove iniziare per aiutare la Terra? Dall’armadio

22 aprile 2023

Dove iniziare per aiutare la Terra? Dall’armadio

Giornata Mondiale della Terra

Oggi è la Giornata Mondiale della Terra. Un evento davvero mondiale visto che coinvolge più di 1miliardo di persone e 193 Paesi. Investi nel nostro pianeta’ questo lo slogan dell’edizione 2023. Siamo tutti responsabili di aver contribuito al riscaldamento del pianeta. Non è facile cambiare rotta ma non possiamo più aspettare, dobbiamo ‘investire’ per rimettere in salute il pianeta. E come sempre ogni cambiamento inizia con una azione. Non importa se piccola o grande. Tutti possiamo fare la differenza. Lasciando un segno green.

 

Da dove iniziare a investire per il pianeta? Dall’armadio. Il fast fashion ha cambiato l’industria dell’abbigliamento. Ha reso la moda democratica, intercettando in tempo reale nuove tendenze e senza gravare troppo sul portafoglio. Il prezzo è giusto, quindi. Assolutamente no, perché il conto che sta pagando il pianeta è altissimo.

Il fast fashion ha cambiato l’industria dell’abbigliamento

Oggi è la Giornata Mondiale della Terra

L’industria della moda produce 150miliardi di capi l’anno e l’87 per cento viene smaltito in discarica o in un inceneritore. Stiamo parlando di 40 milioni di tonnellate. Solo l’1 per cento di tutti gli indumenti viene riciclato.

 

Le persone in media acquistano, rispetto a 15 anni fa, il 60 per cento in più di capi di abbigliamento ma li tengono nell’armadio per la metà del tempo. Si stima che, prima di essere gettato, gli abiti vengano usati solo dieci volte.

 

Il 62 per cento degli indumenti è realizzato parzialmente o interamente in fibra sintetica come il poliestere, un derivato del petrolio greggio. Il 40 per cento delle emissioni di carbonio imputabili all’industria della moda deriva dalla produzione di poliestere. Un dato destinato a salire.

‘Investi nel nostro pianeta’ lo slogan della Giornata Mondiale della Terra

Tutti possiamo fare la differenza. Lasciando un segno green

Il lavaggio degli indumenti sintetici è responsabile del 35 per cento di tutte le microplastiche presenti negli oceani.

 

Si prevede che il consumo di abbigliamento aumenterà a livello globale del 63 per cento entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate.

 

L’industria dell’abbigliamento è responsabile del 4 per cento delle emissioni del gas serra, 2,1 miliardi di tonnellate di CO2. E’ uno dei settori più inquinanti. Usa tinture e metalli pesanti altamente tossici che vengono spesso scaricati in corsi d’acqua pulita. Abbatte 150 milioni di alberi per i tessuti cellulosici. Un killer per la Terra.

 

Anche scarpe e borse di pelle hanno contribuito alla deforestazione dell’Amazonia, occorreva far posto al bestiame.

 

La coltivazione di cotone non biologico impoverisce il suolo ed è una delle colture che fa maggiore uso di pesticidi al mondo, danneggiando la salute di agricoltori e abitanti delle zone vicine.

 

Ultimo e non ultimo dietro a un abbigliamento ‘a buon mercato’ in molte parti del mondo ci sono salari che non possono definirsi neanche dignitosi e lavoro minorile.

Cosa fare? Poche semplici soluzioni da mettere in pratica subito

Informarsi sull’abbigliamento sostenibile, per identificare i marchi etici che praticano trasparenza e sostenibilità.

 

Comprare meno, valutando più la qualità che la quantità.   

 

Scegliere materiali naturali: cotone organico, lino o canapa.

 

Acquistare tessuti riciclati al 100%

 

Acquistare vestiti di seconda mano. 

 

Scambiare i vestiti con un gruppo di scambio o creandone uno.

 

Imparare a non gettare ma a riparare vestiti danneggiati. Più a lungo vengono conservati minore è la loro impronta sulle emissioni.  

Foto: Unsplash, Pixabay