Dimenticare cose per impararne di nuove

30 marzo 2023

Dimenticare cose per impararne di nuove

dimenticare

Dimenticare non è sempre facile. Cancellare un ricordo o allontanare dalla mente un pensiero che per quanto ci sforziamo ritorna di continuo non è un compito irrilevante. Perché se è importante capire il meccanismo della memoria è altrettanto importante comprendere la dimenticanza. « Può sembrare sorprendente ma le persone possono controllare cosa e come dimenticano. D’altra parte il controllo della memoria è fondamentale per passare da un compito all’altro e per ridefinirne le priorità. Quindi, per molti versi, non dobbiamo stupirci che abbiamo il controllo sulla capacità di rimuovere le informazioni dal centro dei nostri pensieri» spiega Marie Banich dell’Università del Colorado, Boulder, in occasione del meeting annuale della Cognitive Neuroscience Society (CNS).

Dimenticare per fare spazio

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I ricercatori hanno scoperto che dimenticare intenzionalmente le informazioni non più necessarie o rilevanti è vantaggioso ma non avviene automaticamente ma con dei meccanismi cerebrali piuttosto complessi.

 

«Il contenuto che si blocca nella mente varia a seconda dei disturbi. Per esempio, le persone affette da schizofrenia possono essere consumate da pensieri paranoici, mentre chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo può essere preoccupato per i germi e chi soffre di ansia può bloccarsi pensando a cose brutte che potrebbero accadere in futuro. Ma è lo stesso processo. I pensieri girano in tondo, diventano il centro dell’attenzione e sono difficili da rimuovere» spiega Banich.

 

La ricercatrice Sara Festini ha scoperto che uno dei vantaggi della dimenticanza volontaria di un’informazione è la riduzione dell’interferenza proattiva, che rende più facile per qualcuno imparare qualcosa di nuovo. «L’interferenza proattiva si verifica, ad esempio, quando si cammina per sbaglio verso il punto in cui si è parcheggiata l’auto ieri invece che verso il punto in cui si è parcheggiata l’auto oggi. Rimuovendo volontariamente le informazioni dalla memoria di lavoro, le si rende meno suscettibili a forme dannose di interferenza della memoria, come i falsi ricordi e l’interferenza proattiva».

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