22 marzo 2023
Antibioticoresistenza, combattiamola con un test

La storia racconta che è ad un italiano, Vincenzo Tiberio, che dobbiamo la scoperta degli antibiotici. E’ stato lui, infatti, molisano e ufficiale medico della Marina Militare che nel 1895 ha descritto per primo il potere battericida di alcune muffe. Poi, trent’anni dopo, nel 1928 Alexander Fleming ha scoperto la penicillina e, di fatto, ha dato ufficialmente il via alla nascita degli antibiotici. E, da allora, la storia dell’Umanità non è più stata la stessa. Fa quindi un certo effetto rendersi conto, dati alla mano, che proprio agli italiani spetta una delle maglie nere della cattiva gestione degli antibiotici, visto che la resistenza antimicrobica (AMR) nel nostro Paese resta tra le più alte in Europa con 11mila morti all’anno.
Sì, perché se è vero che gli antibiotici hanno cambiato radicalmente il destino dell’Umanità permettendo di sconfiggere malattie fino ad allora mortali e impossibili da combattere è altrettanto vero che l’abuso degli antibiotici ci riporterà indietro nella storia. Infatti, preservarne l’efficacia è fondamentale per fare sì che quelle stesse malattie si possano continuare a vincere. Invece, si stima che un’ampia percentuale di persone assumano gli antibiotici senza che ce ne sia davvero bisogno, magari perché il nemico da combattere è un virus e non un batterio e questo facilita lo sviluppo di batteri “resistenti”. L’Italia è uno dei paesi con il più alto consumo di antibiotici ma ha anche uno dei più alti tassi di resistenza in Europa, collocandoci al quinto posto tra i Paesi ad alto reddito più a rischio.

Antibiotico resistenza, un grave problema che ha una soluzione
Nel 2022, con l’obiettivo di valutare ed implementare soluzioni efficaci per combattere la resistenza antimicrobica è nata, con il supporto di Abbott, l’ENASPOC ovvero l’ European Network for Antibiotic Stewardship at the Point of Care che, in occasione, di una Consensus Conference a Bruxelles ha messo al centro del dibattito l’uso dei test diagnostici rapidi per la determinazione quantitativa della proteina C-reattiva (PCR) nel sangue come soluzione al problema. Questi test, infatti, sono una soluzione semplice ed efficace per ridurre il margine di incertezza diagnostica e, quindi, guidare il processo decisionale sulla terapia antibiotica. In pratica consentono con grande semplicità e rapidità di sapere se quel paziente ha davvero bisogno dell’antibiotico e, quindi, evitare prescrizioni inutili. Con un vantaggio per la salute del singolo, della Società, dei Sistemi Sanitari.
Antibioticoresistenza, il caso Italia

«Nel nostro Paese, la maggior parte degli antibiotici viene utilizzata a livello territoriale, dove sono assenti strumenti di precisione diagnostica, con un gradiente di utilizzo che aumenta da Nord a Sud, collocandoci al quinto posto tra i Paesi ad alto reddito più a rischio e con un consumo altissimo degli antibiotici ad ampio spettro, gravati da un maggior impatto sulle resistenze, rispetto altri paesi europei. Uno degli interventi di più immediata attuazione, semplici ed economici che possiamo mettere in atto è l’utilizzo a livello di cure primarie di test PCR rapidi (i cui risultati siano disponibili al momento della visita) in grado di orientare una più appropriata prescrizione» sottolinea Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e membro dell’ENASPOC.
Perché l’uso sbagliato degli antibiotici provoca “resistenza”

Un utilizzo eccessivo di antibiotici li rende meno efficaci. Un rischio che riguarda anche la popolazione pediatrica. In Italia, circa 4 bambini su 10 ricevono almeno una prescrizione di antibiotici all’anno. «Il ricorso eccessivo agli antibiotici è prevalente tra i bambini piccoli, soprattutto dai 2 ai 6 anni, anche se può portare a conseguenze negative per la salute, riducendo la diversità del microbioma. È fondamentale, quindi, sensibilizzare le famiglie e i medici a un uso più appropriato di questi farmaci. Questo significa che i genitori dovrebbero evitare di ricorrere automaticamente agli antibiotici non appena il bambino manifesti un’alterazione febbrile e i pediatri dovrebbero utilizzare dispositivi di rilevazione della PCR, che possano supportare la corretta prescrizione antibiotica, riducendola fino al 44%» spiega Annamaria Staiano, Professore di Pediatria all’Università di Napoli Federico II, Direttore dell’UOC di Pediatria del Policlinico Federico II, Presidente Società Italiana di Pediatria (SIP) e membro ENASPOC.
I test rapidi sono alleati del paziente ma anche del medico

Il problema è grave tra i bambini ma anche tra gli adulti, soprattutto nel Sud Italia, con la Campania che è la regione con il più alto tasso di consumo di antibiotici pro capite. «L’uso eccessivo è la causa principale della drammatica situazione in cui si trova l’Italia in termini di resistenza agli antibiotici. I test rapidi possono aiutare i medici ad arrivare a una diagnosi accurata e a un’azione più rapida contro le malattie infettive che non possono essere identificate solo dai sintomi» aggiunge Silvestro Scotti, Segretario Generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG).
Un grande aiuto potrebbe venire dal ‘Test PCR’

Utilizzare un test rapido per la proteina C-reattiva (PCR) – come il test Afinion di Abbott per esempio – comporta dei vantaggi economici sia per i sistemi sanitari nazionali che per la comunità. Ma anche per il singolo, perché l’appropriatezza terapeutica è fondamentale in una terapia e anche per mantenere obiettivi di salute.
I test point – of- care della proteina C-reattiva (PCR POCT) hanno dimostrato di ridurre in modo efficace e sicuro la prescrizione eccessiva di antibiotici per le vie respiratorie inferiori negli adulti nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base. Infatti, la PCR è un biomarcatore utilizzato per valutare la gravità dell’infiammazione e per prevedere la gravità di un’infezione. Le infezioni autolimitanti (sia virali che batteriche) sono quelle che tendono a risolversi da sole senza ulteriori trattamenti. Circa il 74% dei pazienti adulti ha infezioni autolimitanti per le quali il trattamento antibiotico non ha alcun beneficio aggiuntivo.
Adulti ma non solo. Alcuni studi dimostrano che il test PCR POCT riduce in modo sicuro le prescrizioni di antibiotico fino al 44% per i bambini con episodi di malattia acuta dovuti a sintomi di infezioni del tratto respiratorio. Il test, dunque, può aiutare il pediatra a valutare la situazione di un bambino e la gravità della situazione e quindi a prescrivere o meno un antibiotico. E dovrebbe confortare il genitore che qualunque sia la strada presa è quella giusta.
Foto: Unsplash