7 agosto 2023
Annegamenti, non succede solo in mare. Regole da non dimenticare

Ogni anno, in Italia, si registrano 400 annegamenti fatali e 800 ospedalizzazioni. 60mila i salvataggi, il dato si riferisce solo alle spiagge e 600mila gli interventi di prevenzione compiuti dai bagnini.
Dati che preoccupano emersi dal primo Rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito dal Ministero della Salute con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il Rapporto esamina gli annegamenti lungo i litorali marittimi ma riporta, anche, una prima analisi degli incidenti accaduti nelle ‘acque interne’. Analizzando l’importante ruolo del servizio di sorveglianza e salvataggio nelle spiagge italiane.
L’educazione alla sicurezza in acqua è determinante

Quando si parla di “acque interne” non si parla solo di fiumi e laghi, ma anche torrenti, canali, bacini artificiali, rogge, cave e stagni dove, fra il 2016 e il 2021, si sono registrati in media 78 decessi all’anno per annegamento. Un numero significativamente alto, se si pensa che vengono frequentati da non molte persone.
Sono 26 gli annegamenti all’anno di persone che non sanno nuotare mentre quelli dovuti a un malore sono in media 58 per stagione balneare.
Nei primi anni ’70, il dato si riferisce sempre all’Italia, gli annegamenti anno registrati erano 1.400. Alla fine degli anni ’90 circa 400. Il merito di questa drastica riduzione è, senza dubbio, dovuto ad un numero sempre più alto di persone che hanno imparato a nuotare frequentando corsi in piscina. Ma anche l’educazione alla sicurezza in acqua è stata un elemento determinante a cui si aggiunge la crescente presenza di bagnini preparati.
Necessario un Piano Nazionale per la Sicurezza delle Spiagge
«I dati disponibili sugli annegamenti indicano la necessità di predisporre un Piano Nazionale per la Sicurezza delle Spiagge – spiegano Fulvio Ferrara, Enzo Funari e Dario Giorgio Pezzini autori del Rapporto – come d’altra parte raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Piano dovrebbe contenere, da un lato indicazioni per elaborare una regolamentazione normativa uniforme, specificando tra i vari aspetti gli ambiti di competenza istituzionale a livello nazionale e territoriale. Dall’altro delle misure di prevenzione di immediato approntamento come standard minimo necessario per le aree di balneazione su tutto il territorio nazionale».
Consigli per prevenire incidenti in acqua

Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza.
Evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua. Attenzione particolare alle correnti di ritorno causa di numerosi annegamenti. È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi.
Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti. Questo può aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare.
Educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli. Insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti e annegamenti fatali.
Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.
Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
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