La diagnosi precoce di un tumore cerebrale è fondamentale

13 marzo 2023

La diagnosi precoce di un tumore cerebrale è fondamentale

diagnosi precoce di un tumore cerebrale
diagnosi precoce di un tumore cerebrale
Christian Brogna

E’ una di quelle diagnosi che fanno paura anche solo a nominarle: tumore cerebrale. E che getta nel panico anche quando si tratta di un tumore benigno. Perché noi siamo il nostro cervello, è lì la cabina di regia di tutta la nostra vita. E così, nonostante I tumori cerebrali siano rari – rappresentano l’1,6 per cento di tutti i tumori- sono davvero in cima alla lista di quelli che fanno più paura. Rari ma non impossibili da essere trattati. La diagnosi precoce di un tumore cerebrale è la parola d’ordine. Ne parliamo con il neurochirurgo Christian Brogna, che opera al Paideia International Hospital di Roma, in occasione della Settimana mondiale del cervello che, in tutto il mondo, si celebra da oggi.

I tumori cerebrali stanno aumentando?

No, verosimilmente vengono diagnosticati con più frequenza grazie ad un accesso più ampio alle tecnologie avanzate, prima tra tutte la risonanza magnetica.

I tumori cerebrali fanno paura anche quando sono benigni

La diagnosi precoce è sempre importante.

La diagnosi precoce di un tumore cerebrale è davvero fondamentale: quando si comincia un percorso terapeutico migliori sono le condizioni del paziente, migliore sarà il risultato. Attendere che i sintomi si facciano più persistenti o compaiano deficit neurologici invalidanti significa avere una qualità di vita certamente peggiore ed un esito meno favorevole dall’intervento chirurgico.

 

L’idea di avere un tumore nel cervello spaventa anche quando si tratta di una neoplasia benigna, è una paura fondata?

Ci sono più di 150 tipi di tumori cerebrali. Ognuno con una storia diversa. E con una benignità o malignità diversa. Quello che fa la differenza non è solo il comportamento biologico. Ma anche dove si presenta il tumore cerebrale. Tumori benigni in sedi delicate del cervello, se non trattati tempestivamente, possono condurre non solo a deficit neurologici ma possono mettere addirittura a rischio la vita del paziente.

Una diagnosi di tumore cerebrale fa sempre tanto rumore. Ed è per questo che, pur essendo un tumore raro, comunque desta una grande attenzione a livello dell’opinione pubblica. I tumori cerebrali fanno paura, è vero. Ma non dove essere sempre così. Oggi la maggior parte dei tumori cerebrali possono essere affrontati con un certo grado di tranquillità grazie agli avanzamenti della ricerca, delle tecnologie operatorie e delle strategie multidisciplinari. Per questo, lo ripeto, la diagnosi precoce di un tumore cerebrale è fondamentale.

Un tumore cerebrale non è una condanna senza appello

diagnosi precoce di un tumore cerebrale

La chirurgia è la prima, o la sola, delle soluzioni terapeutiche?

L’approccio consigliato è certamente quello multidisciplinare. Ma attualmente la chirurgia è ancora generalmente il primo step, perché la resezione chirurgica, nella maggior parte dei tumori cerebrali, rappresenta il principale fattore prognostico. Ovviamente, vanno fatti dei distinguo perché la chirurgia può essere affiancata dalla radioterapia, dalla radiochirurgia e da tutti i farmaci che appartengono alla sfera neuroncologica.

 

Quindi non sempre è una condanna senza appello?

Non solo possiamo salvare la vita al paziente ma possiamo anche salvaguardare la qualità di vita. Un paziente con un tumore cerebrale non necessariamente deve vivere nel deficit. Ci sono molti pazienti con una storia di tumore cerebrale, nella loro infanzia o giovinezza, che conducono una vita assolutamente normale. Il fattore dirimente, soprattutto in questi casi, è stata una diagnosi precoce che gli ha permesso di avere interventi mirati ed efficaci e, quindi, una qualità di vita elevata.

Ogni paziente, ogni cervello ha una sua storia da raccontare e preservare

Il cervello racconta molto di noi, della nostra unicità. Questo è vero anche in sala operatoria?

E’ ancora più vero in sala operatoria. E non solo perché ogni persona è diversa da un’altra ma anche perché quella persona si presenta dal chirurgo in uno specifico momento della sua vita. Con un bagaglio personale di valori e priorità. Tutto questo deve essere considerato quando si decide una indicazione chirurgica.

 

Cosa è la mappatura del cervello?

Significa sapere con estrema precisione come sono distribuiti i network cerebrali all’interno del cervello stesso e che sottendono ad una determinata funzione. In parole più semplici la mappatura del cervello ci permette di sapere con certezza assoluta se quel millimetro di tessuto cerebrale possa o meno essere asportato in sicurezza, senza danneggiare il paziente. Alcune funzioni cerebrali sono localizzate in determinate aree del cervello, toccare anche un millimetro di quel tessuto può voler dire compromettere il linguaggio, la memoria, la possibilità di muovere un braccio e così via.

Awake surgery, la chirurgia da sveglio per i tumori cerebrali

Un momento dell'intervento di awake surgery eseguito, al Paideia International Hospital, da Christian Brogna lo scorso autunno su un paziente che suonava il sassofono.

Lei ha recentemente operato per un tumore cerebrale un paziente che, durante l’intervento, ha suonato il sassofono. L’awake surgery, o chirurgia da sveglio, sostituisce o affianca la chirurgia tradizionale?

Direi che l’affianca ma con specifiche indicazioni. Come quando è necessario asportare tumori che nascono all’interno del cervello e tendono ad infiltrare le aree funzionali. In questo caso occorre mappare il cervello per ‘sondare’ intraoperatoriamente quelle determinate funzioni come il linguaggio, la memoria o come nel caso del paziente che ha citato la capacità di suonare. Dobbiamo essere sicuri di non danneggiare il paziente, in particolare in quelle funzioni che data la localizzazione del tumore, potrebbero venire compromesse.

 

Questa precisione si può ottenere solo con la chirurgia ‘da sveglio’?

No, è possibile anche con la chirurgia tradizionale in anestesia totale. Dipende da cosa si vuole testare. Nella chirurgia da addormentato è possibile testare in sicurezza, ad esempio, le aree motorie mappando i network cerebrali deputati al movimento di un braccio, una gamba o del viso.

La chirurgia da sveglio ci permette, invece, di mappare le funzioni neurocognitive superiori come il linguaggio o funzioni esecutive complesse come la memoria, la capacità di fare dei calcoli o di suonare uno strumento. Per questo è fondamentale, prima di un intervento, conoscere bene il paziente a cominciare da quale lavoro svolge nella vita. Mi spiego meglio. Una professoressa di italiano, in una scuola superiore, sicuramente avrà la necessità di mantenere assolutamente intatto sia il linguaggio che la comprensione dei testi. Funzioni che vengono testate durante l’intervento.

 

La qualità di vita è un concetto molto personale.

Tutta la neurochirurgia non può prescindere dalla conoscenza approfondita del paziente che si ha davanti. A cominciare dai suoi desideri e passioni. E’ da questo discorso di vita che si deve partire per sapere cosa preservare e dove arrivare a spingersi durante l’intervento. E’ vero che la qualità di vita è un concetto molto personale ed è altrettanto vero che dovendo scegliere i pazienti desiderano preservare tutte le loro funzioni. Per questo non si entra in sala operatoria scendendo a patti con il chirurgo. L’unica volta che l’ho fatto è stato su un paziente che parlava cinque lingue e decidemmo di poterne testare solo due, anche per una questione di faticabilità del paziente, durante l’intervento, e lui ha deciso quali dovessero essere. Il cervello ha comunque una grande capacità di recupero se vengono messe in atto strategie operatorie dedicate.

Quanto un tumore cerebrale incide sulla personalità? I film ci hanno abituato a personaggi cattivissimi che poi si scopriva avessero un tumore cerebrale che li condizionava.

Al di là della fiction, i tumori cerebrali possono davvero incidere molto sulla personalità. Ci sono pazienti che per anni sono stati trattati a livello psichiatrico e poi si è compreso che a creare il loro disturbo psichiatrico o di personalità fosse un tumore generalmente localizzato nei lobi frontali. Questi lobi, da un punto di vista evolutivo, sono quelli più avanzati. Sono quelli che ci fanno decidere, che ci consentono di fare più cose nello stesso tempo, di pensare strategicamente. Tutti i pazienti che hanno un certo disturbo di personalità o una depressione maggiore sarebbe opportuno che venissero sottoposti a una risonanza magnetica cerebrale.

Quali sono i sintomi dei tumori cerebrali?

diagnosi precoce di un tumore cerebrale

Quali sono i campanelli d’allarme da non ignorare?
Possono essere molto subdoli come un certo grado di cefalea persistente nel tempo che si presenta al mattino al risveglio. Lievi o lievissimi disturbi dell’equilibrio. Una sensazione di non riuscire a camminare in modo appropriato. Una difficoltà di concentrazione. Di svolgere in modo meno efficace normali attività lavorative. E poi ci sono i sintomi più evidenti e importanti come una crisi epilettica o una cefalea con nausea e vomito. La presenza di un deficit motorio o la difficoltà a trovare le parole. Ancora una volta sottolineo di non perdere tempo perché una diagnosi precoce di un tumore cerebrale fa davvero la differenza.

 

Se i sintomi sono sfumati quanto è facile scambiarli per altro?
Molto. È per questo che l’accesso alle indagini diagnostiche come la risonanza è importante. Perché, in molti casi, l’interpretazione di questi sintomi clinici subdoli non è semplice. E non necessariamente conducono al sospetto di un tumore cerebrale che, comunque, è un tumore raro. Dove ci sono sintomi persistenti, anche se lievi, è sempre importante sottoporre il paziente a una risonanza magnetica cerebrale. Altrimenti, ancora una volta, si rischia di perdere tempo. A volte la diagnosi di tumore cerebrale viene fatta dopo anni e anni di terapie con antidepressivi o farmaci per i disturbi di personalità. In presenza di un piccolo deficit dell’equilibrio la diagnosi può essere tardiva perché si pensa solo a una normale degenerazione cerebrale dovuta all’età.
Anche nelle forme di demenza bisogna sempre fare una risonanza magnetica cerebrale. È davvero importante. Perché esiste una forma di demenza, definita idrocefalo normoteso, che è curabile neurochirurgicamente. E per essere curata deve essere diagnosticata e non etichettata come demenza senile. I sintomi, come deficit di memoria, disturbi dell’andatura con un senso di disequilibrio e perdita di urine, entrano in un quadro specifico che può essere risolto con un piccolo intervento neurochirurgico.

Quanto è importante la tecnologia in neurochirurgia?

E’ fondamentale il gioco di squadra e l’alta specializzazione. Tutto deve essere portato all’eccellenza per garantire il migliore risultato possibile. Partendo dall’esperienza del chirurgo, dal suo training, dal suo studio continuo. Passando per le tecnologie più avanzate di neuroimaging, neuronavigazione, mappaggi intraoperatori, fluorescenza. Solo per citarne alcuni. Senza dimenticare l’esperienza e la dedizione di tutte le persone che assistono il paziente durante il suo percorso. Non bisogna pensare che l’equipe chirurgica sia la sola a garantire l’eccellenza. È altrettanto importante quella infermieristica, neurooncologica, neurologica, internistica e neuropsicologica.

Foto: Unsplash