Autosvezzamento, non è “tana libera tutti”

25 marzo 2023

Autosvezzamento, non è “tana libera tutti”

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Elena Scarpato

Autosvezzamento, ormai è di moda e come tutte le mode vede i favorevoli e i contrari. C’è il fronte del sì, degli irriducibili, del tutto e subito senza porsi limiti e troppe regole. E c’è il fronte del no, degli integralisti, delle pappe con un alimento per volta secondo tempi, regole e tabelle di marcia. E così ci sono bambini che già a 6 mesi mangiano la carbonara e altri che sono ancora fermi al via del brodo vegetale. E se la verità fosse nel mezzo?

Il primo (e forse unico) punto che mette tutti d’accordo è che come dice l’OMS l’allattamento al seno va incentivato come alimento esclusivo fino ai 6 mesi. Quindi partiamo da qui e facciamo un po’ di chiarezza sull’autosvezzamento, in modo da trovare un accordo tra le nonne e le mamme. E lo facciamo con l’aiuto di Elena Scarpato, pediatra dell’AOU “Federico II” di Napoli e delegato del Presidente nel Consiglio Direttivo della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Svezzamento tradizionale o autosvezzamento?

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Facciamo chiarezza e partiamo dalle basi: sono cambiate le regole per svezzare un bambino? Cosa è l’autosvezzamento, davvero si può dare al bambino tutto quello che desidera quando lo desidera? 

 

Gli schemi rigidi del passato che dettavano passo passo le tappe dello svezzamento sono, oggi, superati. E non per una questione ‘di moda’ ma perché ci sono delle evidenze scientifiche che ci hanno dimostrato come l’introduzione ritardata degli alimenti ritenuti allergizzanti non sia utile per prevenire le allergie e che, al contrario, l’esposizione precoce può facilitarne la tolleranza. E’ evidente che dare ad un bambino la carbonara è un’estremizzazione ma rappresenta bene la versione più integralista del concetto di autosvezzamento. Va detto che, ad oggi, le evidenze scientifiche a supporto della validità di questa estremizzazione sono scarse, e per questo motivo non sono ancora disponibili indicazioni chiare da parte delle Società Scientifiche. Quindi, come spesso accade, la verità sta nel mezzo. E’ quindi corretto dire che i vecchi schemi sono stati superati, ma non parlerei di “tana libera tutti”.

Cosa prevede l’autosvezzamento ‘duro e puro’, quello degli integralisti?

 

Anche nell’ambito dell’autosvezzamento esistono varie scuole di pensiero ma, volendo sintetizzare, si tratta di fare in modo che il bambino stia a tavola con i genitori, affinché possa scegliere liberamente tra gli alimenti che ha davanti e che catturano il suo interesse. Gli alimenti possono essere assaggiati a piccoli pezzi, dopo essere stati presi dal bambino direttamente con le mani e nelle consistenze originarie, partendo  dal presupposto che il bambino si sappia regolare da solo e che attraverso un meccanismo di ‘riflesso’ automatico eviti il soffocamento. Autoregolamentazione anche per le quantità e la scelta dei nutrienti. E’ bene sottolineare che, anche per quanto riguarda l’adeguatezza nutrizionale, le evidenze scientifiche a supporto sono purtroppo scarse, così come pochi sono gli studi che abbiano valutato in modo chiaro il rischio  di soffocamento.

C’è qualcosa che si salva del vecchio schema per piccoli passi?

 

Soprattutto la convinzione che l’allattamento al seno come alimento esclusivo, quando è possibile, è da praticare fino ai 6 mesi.

Autosvezzamento, quando iniziare e come procedere?

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Allora, quando iniziare lo svezzamento?

 

Abbiamo evidenze che ci dicono che si può iniziare a prendere in considerazione lo svezzamento tra il 4 e il 6 mese del bambino. Non dovrebbe essere svezzato prima perché il bimbo non ha la giusta maturità del tratto gastrointestinale, così come potrebbe non accettare il cucchiaino o stare in una posizione più eretta; né dopo perché l’introduzione tardiva degli alimenti potrebbe essere controproducente proprio in termini di allergie.

Come introdurre gli alimenti nello svezzamento?

 

Come detto gli schemi si sono ‘ammorbiditi’, non c’è più bisogno di tabelle rigidissime per tappe successive. Pesce, uova, latte vaccino, fragole, pomodoro ecc. non c’è un ordine prestabilito per gli alimenti considerati allergizzanti. Si possono introdurre da subito. Come regola di buon senso – ma non è scritta nelle Linee Guida – può essere utile una gradualità nell’inserimento dei nuovi alimenti cosicché, in caso di un’allergia, sia più facile risalire all’eventuale alimento responsabile. La gradualità nell’introduzione di nuovi alimenti è, quindi, solo un suggerimento e non una necessità clinica.

Passiamo alle quantità. Gli integralisti dell’autosvezzamento sostengono che bisogna assecondare il bambino sia nella scelta degli alimenti che nelle quantità perché lui è capace di autoregolarsi. Cosa dicono in questo senso le evidenze scientifiche?

 

Le Linee Guida ci danno indicazioni chiare su questo. Gli studi disponibili dimostrano che lasciare un’eccessiva libertà al bambino nella scelta degli alimenti si può associare a dei deficit nutrizionali, soprattutto in termini di micronutrienti. In generale, è importante assecondare l’appetito del bambino e non pretendere che finisca per forza la sua porzione se dà segni di essere sazio. Inoltre, bisogna indirizzare la tipologia dei nutrienti in modo da offrire sempre un pasto equilibrato dal punto di vista degli apporti di proteine, carboidrati, grassi e fibre. In particolare, bisogna prestare attenzione a non eccedere con l’apporto proteico. Non bisogna cadere nell’errore che le diete ‘proteiche’ che vanno tanto di moda tra gli adulti siano adatte anche ai bambini. Infatti, soprattutto nei primi anni di vita, una dieta ricca di proteine può associarsi ad un maggiore rischio di obesità a lungo termine.

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Ci sono alimenti comunque vietati nello svezzamento?

 

Sì, si tratta di tutti quegli alimenti a rischio contaminazione, quali ad esempio pesce e carne cruda, latte non pastorizzato, ecc. Ancora una volta è una questione di buon senso, per non mettere il bambino a rischio di intossicazioni alimentari.

E ci sono, invece, alimenti da preferire?

 

Facciamo una premessa. La dieta mediterranea continua a confermarsi come un modello alimentare vincente, anche per lo svezzamento, per i suoi effetti benefici a lungo termine, per l’equilibrio dei suoi nutrienti. Quindi, bisogna abituare il bambino ad un modello mediterraneo di alimentazione a base di cereali, preferibilmente integrali, legumi come fonte di proteine, poca carne rossa, pesce con regolarità purché sia quello di taglia piccola dei nostri mari (pesce azzurro), un moderato uso di latticini e uova, olio extravergine di oliva, frutta e verdura di stagione e così via. Una nota a parte merita il sale che deve essere usato con moderazione, mentre si possono usare le erbe aromatiche che fanno parte della nostra cultura. Il bambino non deve mangiare per forza cose poco gustose, lesse o al vapore. E non deve obbligatoriamente sottostare al rito del brodo vegetale. No ai fritti e agli alimenti troppo grassi e troppo conditi ma assolutamente sì ad una cucina gustosa e appetitosa ma sana.

Per l’allattamento resta la regola di attaccare al seno il bimbo ‘a richiesta’ mentre per lo svezzamento come funziona? Il bambino deve mangiare a orari stabiliti o quando ne ha voglia? Deve essere a tavola con i grandi?

 

Uno dei fattori che caratterizzano la dieta mediterranea è anche la convivialità, lo stare insieme, il condividere il momento del pasto. Questa convivialità fa bene anche al bambino, è una buona abitudine. Quindi abituarlo sin da subito a mangiare tutti insieme – ovviamente se gli orari della famiglia si possono adattare a quelli del bambino – è una buona regola. Si mangia a tavola, tutti insieme. Potrebbe essere l’occasione per mangiare tutti la stessa cosa e questo significa mangiare tutti meglio, con poco sale, olio a crudo ecc. L’autosvezzamento prevede che i bambini debbano mangiare la stessa cosa dei genitori ma questo significa che sono gli adulti che si ‘rieducano’ verso una dieta mediterranea più sana e non i bambini che adottano le nostre cattive abitudini.

Per concludere, non ci sono più schemi e regole. Ma le mamme riescono davvero a regolarsi?

 

Soprattutto al primo figlio le mamme sono un po’ disorientate. Hanno paura di sbagliare e non sanno bene da dove iniziare. Per questo si cerca di aiutarle a trovare la loro strada. La preoccupazione più grande è che il bambino non cresca abbastanza o che non mangi abbastanza. Un timore che si portano avanti nel tempo. Ci capita spesso di vedere in ambulatorio mamme preoccupate per un bambino magro che ritengono fragile e non adeguatamente allarmate per un figlio obeso, in quanto lo ritengono ‘florido’. E’ quindi importante che l’educazione a delle sane abitudini alimentari coinvolga tutto il nucelo familiare.

Foto: Pexels