Accettare i figli come sono. Anoressia, iniziamo da qui

31 agosto 2023

Accettare i figli come sono. Anoressia, iniziamo da qui

accettare i figli

“Voglio che tu sia come sei. Ti accetto così. Ti amo così. E per me vali molto perché tu vali molto“. Se si potessero riscrivere le ninne nanne forse questa dovrebbe entrare a pieno titolo nella play list delle cose da canticchiare ad un figlio ogni sera mettendolo a letto. Forse glielo diciamo troppo poco. Perché lo diamo per scontato o perché, sotto sotto, non lo pensiamo del tutto. Accettare i figli per come sono e non per come pensiamo potrebbero essere se solo rispettassero i nostri sogni, i nostri ideali, i nostri valori. Accettarli anche quando sono molto diversi da come ci eravamo immaginati, da come volevamo che fossero. E’ una sfida enorme, è vero. Ma vale la pena provarci.

Laura Dalla Ragione

«I nostri ragazzi, i nostri bambini, sempre più soffrono di un disagio profondo legato ad una mancanza di autostima. Non importa quanto sono intelligenti, capaci, belli loro credono di non valere nulla. E portano dentro di loro una ferita che ha origini lontane, di quando erano molto piccoli. I genitori non ne hanno ‘colpa’ perché non c’è dolo o intenzionalità. Ma a volte ne sono inconsapevolmente responsabili. Allora, il consiglio che mi sento di dare è: ascoltiamoli, accettiamoli, sosteniamoli. E se necessario facciamo un passo indietro pronti a farne uno avanti quando ci vengono a cercare. Perché si sentono sempre più soli e disorientati. E depressi». E’ un pugno nello stomaco il ritratto del disagio giovanile che delinea Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, Direttore della rete DCA USL 1 dell’Umbria, docente al Campus Biomedico di Roma ma soprattutto grande esperta in disturbi dell’alimentazione.

Accettare i figli non è sempre facile

accettare i figli

Accettare i figli al di là delle proprie aspettative non è un compito facile. Uno sforzo, però, che vale la pena fare. Qual è la posta in gioco?

 

In gioco c’è tanto, ci sono i ragazzi stessi. Hanno un deficit di autostima enorme, non si sentono mai all’altezza e non si sentono mai adeguati. Quando tutto questo li prevarica ecco che sono persi. Sta aumentano il numero dei ragazzi con depressioni importanti, con disturbi del comportamento border line, con segni di un disagio psichiatrico importante. L’anoressia nervosa spesso è legata a tutto questo, è un campanello d’allarme di qualcosa di ancora più grave, se possibile. Di un problema psichiatrico che deve essere affrontato.

Si parla tanto di anoressia nervosa ma sembriamo girare a vuoto. Perché i numeri non calano, anzi. Qual è la fotografia?

 

E’ quella di un dramma in continuo aumento. E non si tratta di numeri legati al fatto che oggi se ne parla di più. E’ che sono proprio di più i casi. E la fascia si è allargata enormemente. Vediamo bambine di 8-10 anni, donne adulte che entrano nel tunnel dell’anoressia nervosa a 40-50 anni per la prima volta e molti maschi. Tutte categorie che fino a qualche anno fa non erano interessate dal problema.

Il codice lilla può salvare una vita

Ma almeno c’è più consapevolezza? Si interviene prima?

 

No. Mediamente c’è un ritardo di intervento di circa tre anni. E questo nonostante le famiglie chiedano aiuto, siano preoccupate. Non è un caso che siano state proprio le Associazioni a chiedere a gran voce al Ministero della Salute di istituire il ‘codice lilla’ al pronto soccorso per gestire al meglio le persone con disturbi alimentari.

 

 

In cosa consiste il ‘codice lilla’?

 

Oggi assistiamo in genere a questa situazione: una ragazza con gravi problemi di anoressia nervosa si sente male e viene portata dai familiari al Pronto Soccorso. I sanitari la visitano, la sottopongono a normali esami di routine (che non sono in grado di evidenziare i sintomi dell’anoressia), chiedono alla ragazza il perché del suo scarso peso e si accontentano di risposte generiche. Ovviamente la ragazza nega di avere un problema perché la negazione è la chiave stessa della malattia. Così, se non è in fin di vita, la rimandano a casa. E i genitori tornano al punto di partenza. Non viene quasi mai richiesta la consulenza psichiatrica. E’ questa l’unica via – insieme ad esami diagnostici specifici – l’unico modo per capire se quella ragazza è affetta da anoressia e quindi ricoverarla.

Disturbi alimentari, non si può perdere tempo

Intercettare una persona al primo accesso al Pronto Soccorso significa trattarla precocemente.

 

Esattamente. Significa salvarle la vita e la salute. Se già al primo episodio grave la ricovero non perdo tempo inutile e non rimando il problema sulle spalle della famiglia. Oggi ci sono ragazze che ci raccontano anche di 3-4 accessi al Pronto Soccorso in un anno terminati tutti con il ritorno a casa.

 

Sul sito del Ministero della Salute è possibile trovare molti approfondimenti, sia sul codice Lilla che sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

Foto: Unsplash