21 marzo 2023
Sindrome di Down, parliamone “bene” / scheda 2
L’integrazione inizia proprio dalla scelta delle parole giuste da dire. Perché il rispetto, inevitabilmente, inizia da qui.
COSE DA NON DIRE: mongoloide
COSE DA DIRE: persona (bambin*/ragazz*/adulto) con la sindrome di Down
Il termine “mongoloide” ha assunto sempre più nel tempo una accezione dispregiativa. All’inizio, e per molto tempo, ha permesso di “riconoscere” le persone con sindrome di Down attraverso la presunta somiglianza dei tratti somatici con quelli della popolazione mongola con cui non ha nessuna relazione.
COSE DA NON DIRE: affett* da sindrome di Down o malat* di sindrome di Down
COSE DA DIRE: ha la sindrome di Down, con la sindrome di Down
La sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica. È inesatto parlare dunque di malattia, che è un concetto completamente diverso, che implica in sé tra l’altro, una possibile evoluzione verso la guarigione. La sindrome di Down è una condizione genetica che caratterizza la persona per tutta la sua vita.
COSE DA NON DIRE: persona, bambin*, figli* Down
COSE DA DIRE: persona, bambin*, figli* con la sindrome di Down o che ha la sindrome di Down
Scrivere “persona Down”, significa identificare quella persona con la sua condizione. Le persone con sindrome di Down sono prima di tutto persone, la sindrome di Down è una condizione che le caratterizza ma non le annulla nella loro specificità.
COSE DA NON DIRE: ritardat*, handicappat* mentale
COSE DA DIRE: persona con disabilità intellettiva
Riguarda ancora l’identificazione della persona con la sua condizione. La Convenzione ONU del 2006 sancisce ufficialmente la definizione “persona con disabilità”.
Lavostrasalute.it dedica un intero dossier alla sindrome di Down.