1 marzo 2023
L’ obesità è una malattia seria che mette a dura prova il cuore

«Facciamo molta attenzione a non confondere la lotta contro il bodyshaming con la normalizzazione dell’obesità. Non è questa la strada giusta. L’obesità è una malattia cronica recidivante, seria e pericolosa. E, di per sé, è un fattore di rischio cardiovascolare.
«Questo significa che è un fattore di rischio per il cuore anche se non si è diabetici o ipertesi. Il solo fatto di essere in sovrappeso o addirittura obesi può portare a problemi cardiovascolari, anche molto gravi» dice Massimo Volpe, cardiologo, Presidente della Società italiana prevenzione cardiovascolare (Siprec) professore di Cardiologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Università “La Sapienza” di Roma e IRCCS San Raffaele di Roma.
La bodypositivity è importante, ma questo non significa normalizzare l'obesità
La body positivity è, senza dubbio, una nuova tendenza che va verso la strada giusta. Accettare il proprio corpo, accettare il corpo degli altri, anche quando non rientra in canoni e stereotipi, è la cosa corretta da fare purché non si cada nella situazione opposta e, cioè, far passare il messaggio che sovrappeso e obesità siano condizioni normali o alternative alla magrezza eccessiva o al normopeso.
«Partiamo da alcuni punti fermi: l’obesità è una malattia e l’obeso un malato. E in quanto tale non va stigmatizzato, deriso, isolato, colpevolizzato. Ma piuttosto va aiutato e il suo problema di peso va seriamente preso in considerazione perché è un problema di salute. Qui l’estetica non c’entra. I chili di troppo sono un importante fattore di rischio non solo per le malattie cardio-metaboliche ma anche per i tumori e le malattie osteo-articolari. Ipertensione, diabete, dislipidemie sono tutte condizioni che vengono potenziate dal sovrappeso e dall’obesità» spiega Massimo Volpe.
Obesità e cuore, una relazione pericolosa

La linea, quindi, è sottile: contrastare l’obesità senza colpevolizzare le persone obese. Non discriminare le persone curvy senza per questo rendere i chili di troppo una condizione di buona salute, senza minimizzare i rischi. Soprattutto quando si parla di bambini perché, e ormai le cifre parlano chiaro, se non si interviene tempestivamente più passano gli anni e più la situazione peggiora e si radicalizza.
« E’ fondamentale che le mamme escano dalla convinzione che il bambino grassottello è più sano e florido e quello magrolino più debole e fragile. Così come anche gli stessi medici e cardiologi spesso minimizzano il fattore peso, nei bambini come negli adulti. Non è una questione estetica, lo ripeto, è una questione medica, di salute. Dei 4 milioni di decessi associati ogni anno all’obesità, almeno due terzi sono dovuti a problemi del cuore. Una relazione pericolosa, dunque, quella tra obesità e malattie cardiovascolari (soprattutto infarti) che si esprime attraverso l’amplificazione di fattori di rischio tradizionali (ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete tipo 2), ma anche di condizioni patologiche che danno un importante contributo a ictus e infarti, come sindrome metabolica, apnee ostruttive del sonno, disfunzione endoteliale, stato di infiammazione cronica, iperuricemia, intolleranza glucidica e insulino-resistenza. Le persone con quadri più marcati di obesità, infine, sono a maggior rischio di fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, angina microvascolare, ipertensione arteriosa resistente e tromboembolismo polmonare» conclude Massimo Volpe.
Lavostrasalute.it dedica un intero dossier al tema dell’obesità.
Foto: Pexels, Pixabay, Unsplash