Bridge The Gap, nuovo focus sulla gestione dei pazienti oncoematologici

3 maggio

Bridge The Gap, nuovo focus sulla gestione dei pazienti oncoematologici

Comunicato stampa

secondo incontro del progetto Bridge The Gap

Secondo appuntamento all’Ospedale Niguarda del progetto Bridge The Gap – Insieme per una nuova assistenza ai pazienti oncoematologici, con un focus dedicato alla Lombardia.

Bridge The Gap vuole individuare i GAP da colmare in termini di criticità e di prestazioni erogate per ottimizzare il percorso di cura dei pazienti affetti da tumore del sangue e costruire, infine, uno scenario auspicabile sul piano nazionale. Per far questo, è stata eseguita un’indagine in 3 Regioni italiane, Lazio, Lombardia e Puglia, coinvolgendo per ciascuna regione stakeholder di riferimento. L’intera ricerca è validata da un comitato scientifico composto da ematologi.

 

Per quanto riguarda il focus sulla Lombardia, “sin dalla sua fase iniziale, la Rete Ematologica Lombarda – ha chiarito Luca Arcaini, Professore ordinario del dipartimento di medicina molecolare Università degli Studi di Pavia – si è posta l’obiettivo di migliorare l’assistenza ai pazienti ematologici. Tra i punti di partenza, sicuramente quello imprescindibile è andare a identificare quelli che sono i gap dell’assistenza ma è di fondamentale importanza che tutti gli stakeholders coinvolti nel percorso di cura del paziente, partecipino al cambiamento – obiettivo cardine del progetto. Questo può contribuire, infatti, a cambiare la storia della malattia in termini di garanzia di appropriatezza diagnostica e terapeutica, tempestività delle cure, di un’adeguata assistenza dalla comunicazione della diagnosi, alla spiegazione del percorso terapeutico e al follow-up”.

 

In merito ai principali risultati emersi dall’indagine condotta sul territorio lombardo presentati oggi all’Ospedale Niguarda, Davide Integlia general manager di Isheo e Davide Petruzzelli, presidente di Lampada di Aladino ETS promotori di Bridge the Gap spiegano che “a differenza di altre regioni dove le associazioni pazienti trovano difficoltà di coinvolgimento e colloquio, sul territorio lombardo abbiamo potuto registrare un elevato grado di strutturazione tra Associazione dei pazienti (AIL – Associazione Italiana contro Leucemie Linfomi e Mieloma) e i centri ematologici e altre organizzazioni di ricerca. I servizi di assistenza integrata, come ad esempio il supporto psicologico, sono sì presenti nel percorso di cura e nella presa in carico del paziente ma non sono organizzati all’interno di un quadro di offerta codificata. E se è vero che i dati provenienti dai registri di patologia sono ben valorizzati, d’altra parte, quei pazienti che non possono recarsi in ospedale per ricevere i farmaci possono al momento avvalersi solo dei canali distributivi messi in campo dalle aziende. Per i casi di patologie linfoproliferative o linfomi, poi in Lombardia, manca ancora un percorso diagnostico definito e condiviso con il territorio. E sempre riferendosi al territorio, i risultati del focus indicano come in Lombardia sia prioritario potenziare il ruolo del Medico di Medicina Generale quale cardine nella gestione dell’acuzie riscontrata a livello laboratoristico, definendo in primo luogo le modalità di contatto tra Laboratorio e MMG per le segnalazioni in urgenza”.

 

A sua volta, il Prof. Roberto Cairoli, Professore Associato di Ematologia, Università Milano-Bicocca Direttore S.C. Ematologia presso dipartimento di Ematologia e Medicina Molecolare Niguarda Cancer Center ha spiegato, nel suo intervento, come “a seguito del DM 77/2022, siamo in una nuova fase nel concetto di assistenza del paziente in quanto si passa dal concetto dell’assistenza specialistica ospedale-centrica all’integrazione ospedale-territorio, valorizzando i servizi di prossimità. Il DM77 ci offre un’opportunità in questo senso, e questo vale anche per l’Ospedale Niguarda, prospettando una stretta collaborazione tra aziende ospedaliere, MMG, “case di comunità e ospedale di comunità”. Così si potrà coniugare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari con la qualità delle cure, creando sinergie tra medicina territoriale ed ospedaliera, anche grazie all’uso della telemedicina – tutto ben contestualizzato all’interno di PTDA operativi caratterizzati da multidisciplinarità e multiprofessionalità – per un miglioramento della qualità della vita del paziente.”

 

All’incontro hanno, inoltre, partecipato Lucia Negroni, direttore medico di presidio ospedaliero ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda; Annamaria Nosari, Vicepresidente vicario AIPaSiM Onlus; Roberto Bollina, direttore dipartimento di oncologia ASST Rhodense Milano.

 

“Partendo dai divari e dalle disuguaglianze storiche – conclude Davide Petruzzelli – con Bridge The Gap intendiamo contribuire a delineare il profilo di un nuovo modello di presa in carico della persona con tumore del sangue, consapevoli delle difficoltà ma con la visione e l’entusiasmo che richiede il processo in atto di riconfigurazione del nostro sistema salute attraverso l’opportunità del PNRR.”

 

Successivamente, sulla base della Gap Analysis svolta contestualmente anche in Puglia e Lazio, verrà costruito un modello sostenibile di gestione dei pazienti con tumori ematologici che confluirà in un Piano di Intervento nazionale indirizzato a tutte le regioni italiane, alle aziende sanitarie locali e ai centri di cura e assistenza dei pazienti con neoplasie ematologiche.

Il Piano di Intervento operativo avrà il compito di definire i punti cardine inderogabili dell’assistenza al paziente oncoematologico, per rendere le cure uniformi su tutto il territorio nazionale.

Foto: Unsplash