Con le mimose nei capelli, la protesta delle donne

8 Marzo 2023

Con le mimose nei capelli, la protesta delle donne

la protesta delle donne

Sciogliere l’hijab e farlo scivolare via è più di un atto di disobbedienza civile delle donne in Iran. E’ persino più di rendere omaggio a Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni uccisa a settembre dalle forze di sicurezza proprio per non aver indossato correttamente il velo. E va oltre al coraggio di mettere a rischio la propria vita. E’ fare la storia. E la protesta di una donna diventa la protesta delle donne. Tutte. Anche adesso che quella voce, per paura, si sta affievolendo.

Ed è per questo,  per darle più forza che oggi si dovrebbe scendere in strada con una mimosa tra i capelli. Oggi, 8 marzo, in tutto il mondo si dovrebbe dare voce alla voce delle donne iraniane e anche di tutte quelle che, in ogni parte del mondo, sono costrette al silenzio. Senza fucili, ma con un fiore tra i capelli.

 

Perché le donne, quando scendono, in strada possono fare la storia. Sanno fare la storia. Senza imbracciare armi, ma armate di idee. A rischio della vita. Consapevoli che sul campo scorrerà il sangue, e non in senso figurato.

La protesta delle donne parte da lontano

la protesta delle donne

Quella della protesta delle donne è una storia che parte da lontano. Spesso costrette a restare in silenzio, quando alzano la voce si fanno davvero sentire. Sì perché quando le donne guidano le proteste e scendono in piazza non lo fanno mai timidamente. Ci mettono la faccia, il coraggio, la forza. Non ci hanno pensato molto l’8 marzo del 1917 le donne russe a scendere in strada per chiedere pane e pace, sfidando soldati e polizia. E, di fatto, segnando l’inizio della Rivoluzione Russa. E di sicuro le batteva forte il cuore a Rosa Parks quando nel 1955 come segno di disobbedienza civile si rifiutò di cedere il posto in autobus ad uomo bianco. Un’offesa che mai prima una donna di colore aveva osato fare.

Donne con molta paura e tanto coraggio. Sono le madri di Plaza de Mayo o le donne yemenite che nel 2011 hanno bruciato il velo, sono le donne polacche che sono scese in piazza contro le leggi più che restrittive dell’aborto. Parlano di diritti, fanno politica, scrivono la storia. Come le donne in Bielorussia che quando Lukašenko ha deciso di impedire ai suoi oppositori, uomini, di candidarsi hanno preso il posto del marito. Come nel caso del blogger Sergej Tichanovskij e allora sua moglie Tichanovskaja si è fatta avanti. E non ha fatto paura a nessuno, perché donna. Un grave errore di valutazione.

Sono sempre proteste inclusive

E sono sempre proteste non violente, inclusive. Come ha scritto Yasmeen Serhan in un articolo del 2020, “I movimenti che includono le donne necessariamente si aprono a una più ampia base di sostegno e partecipazione. Tuttavia il contributo delle donne a un movimento va ben oltre i semplici numeri. Innanzitutto le proteste a cui partecipano le donne tendono a essere meno violente, in parte perché è più difficile reprimere con la forza manifestazioni in cui ne sono presenti molte, soprattutto in società patriarcali”.

Il rapporto Women in Resistance

protesta delle donne

Il rapporto Women in Resistance (WiRe) condotto qualche anno fa da One Earth Future, fotografa le caratteristiche delle proteste femminili, tese a sovvertire l’ordine governativo. E, dati alla mano, conferma proprio la natura non violenta della protesta femminile. La partecipazione delle donne in prima linea è abbastanza comune: nel 99% delle campagne non violente, rispetto al 76% delle campagne violente. Ma non solo, maggiore è il ruolo delle donne nella campagna (in termini di partecipazione numerica), e maggiore è la correlazione con i metodi non violenti, anche in contesti altamente repressivi.

 

Donna, vita, libertà. Sono gli slogan che accompagnano la protesta delle donne in Iran. Donna, vita e libertà non sono poi parole così diverse da quel ‘pane e pace’ di quel lontano 8 marzo 1917. Se davvero si vuole dare un senso a questa festa, a questa celebrazione in tutto il mondo, allora bisogna davvero scendere in strada e far sentire ogni donna meno sola, ogni bambina meno sola. Anche con una mimosa tra i capelli.

(E.D.G)

Foto: Pexels, Unsplash